Mancini e Vialli, amicizia con radici a Cremona, Enrico Pirondini rievoca: Domenico Luzzara, amico di Tognazzi

Mancini e Vialli, la coppia sportiva del momento – simbolo di amicizia granitica, creativa, vecchio stampo – hanno un “papà“ che li ha fatti incontrare 37 anni fa. E da allora Roberto Mancini e Gianluca Vialli non si sono più persi di vista. Anzi. Un papà amorevole, lungimirante, singolare. Un papà tutto da raccontare.

Si chiamava Domenico Luzzara , per gli amici (quorum ego) semplicemente Menico. È stato presidente della Cremonese per 32 anni. Era l’alfiere del calcio “pane e salame”, l’unico – che io sappia – che festeggiava le sconfitte.

“Perché – diceva  – ci sono molte vittorie peggiori di una sconfitta“. E via, tutti in campagna, dove teneva un culatello da sogni.

Il d.s. Erminio Favalli  (ex Juve e Palermo ) ai fornelli, spaghettata garantita, cori da caserma. Mai tirato in ballo un arbitro. “Sorridere dopo una sconfitta è la vittoria finale“. E mentre appoggiava fiaschi di una galeotta Malvasia aggiungeva: “Ragazzi, tranquilli. La sconfitta di oggi si chiama educazione. È il primo passo verso qualcosa di meglio“.

Era l’amicone di Ugo Tognazzi. E anche la sua spalla nelle commediole ruspanti durante la guerra, anticipando Raimondo Vianello di cinque o sei anni. A Tognazzi, impiegato alla Negroni, aveva insegnato la tattica della fuga sorniona dall’ufficio.

“Lasci la giacca alla sedia della scrivania per far credere ad  una assenza momentanea e poi scappi da me per le prove della nostra recita”. Prove tutte da ridere. Prove a metà. Raccontava Menico: “Durante la guerra Ugo ed io facevamo una commedia in due atti per dare un po’ di sollievo ai concittadini provati dai bombardamenti. Solo che avevano preparato soltanto il primo atto. Il secondo era inutile perché, durante l’intervallo, arrivava puntuale, il famoso “Pippo“, l’aereo da caccia notturna che volava a volo radente e mitragliava nel buio della notte.

Mancini, le radici di una amicizia, fra Tognazzi e Luzzara

E così il pubblico, terrorizzato, lasciava la sala ed il secondo atto saltava. Una sera però Pippo ci h fregato. Non è venuto. Panico nella compagnia. E adesso che si fa? Ugo salvò baracca e burattini con un monologo inventato su due piedi. Ciao Pippo, che ti venga un can….”.

Prese la Cremonese contro voglia. Aveva realizzato l’impianto di illuminazione con la sua  impresa e non trovando i soldi per pagare, gli rifilarono le azioni (indigeste) della Cremonese. Che portò in serie A con la ricetta poi trasmessa a Vialli.

Ricetta vincente anche a Wembley, fondata su fiducia e onestà. La vera amicizia. Che non è solo un legame d’affetto e di consuetudine tra persone unite da scambievole simpatia  e da affinità di sentimenti. È magia. Migliora la nostra felicità.

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