Italia, violenza e tolleranza. Bologna, un tempo capitale dell’ordine, oggi abbandonata al caos

di Sergio Carli
Pubblicato il 30 Maggio 2009 - 11:21| Aggiornato il 17 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Accade a Bologna, un venerdì sera, in “prime time”. Una signora di Firenze, un medico anestesista, va a Bologna per un corso di aggiornamento e alla stazione ferroviaria, viene aggredita e derubata da due giovanotti e viene salvata dallo stupro da un altro paio di ragazzi che hanno notato l’aggressione.
Era poco prima delle 22 di venerdì sera, la stazione sembrava la casbah, facce di tutte le razze e di tutti i colori, tanti come formiche. Non c’era un poliziotto, né un carabiniere né un vigile urbano.
Il caos era tale che sulle prime nessuno ha inteso le urla della signora: “Mi hanno spinto in un angolo fuori del caos, sbattuta contro il muro, strappata la camicia”. Erano probabilmente dei paesi dell’est, come probabilmente lo erano i due che l’hanno salvata. Rubate le cose che aveva addosso: anello, orologio, contanti. Relativamente modesto il valore: ma il trauma sarà difficile da assorbire. L’anello si ricompra, ma la notte di incubi, quella chi te la restituisce?
Poi l’odissea per la denuncia. Al posto di polizia un solo agente: “<Sono solo, non so cosa fare”. Poi trova i carabinieri, che fanno il verbale.
Bologna, anni fa, era un modello di buona amministrazione. Se ci capitavi da altre città del nord o da Roma, in pieno caos e violenza diffusa, sembrava la Svizzera. Oggi è irriconoscibile, forse uno si sente più sicuro a Beirut.
Latitanza dello Stato, assenza delle forze dell’ordine, abbandonate a se stesse, senza mezzi né uomini; assenza del comune, dove i vigili, panciafichisti (come dicevano ai tempi che Berlusconi rimpiange) più che panzoni , a quell’ora erano tutti davanti al reality del giorno, in pantofole e pigiama (ma questo vale per tutte le città).
Tutti a parole parlano di ordine pubblico, ma nella realtà ci lasciano nelle mani dei prepotenti e dei criminali.