Schifani: “Pdl è una casa aperta, no ai Pm con teoremi politici”

Pubblicato il 11 Settembre 2009 - 14:00 OLTRE 6 MESI FA

schifani«Vedo il Pdl come una casa aperta dove ci si può serenamente e liberamente confrontare senza alcun pericolo di anatemi od ostracismi». Lo ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani, nel suo intervento al seminario del Popolo delle Libertà a Gubbio.

«La politica non deve perdere l’ambizione di sognare progetti e anticipare soluzioni, deve rafforzare la sua dimensione culturale e, insieme, deve nutrirsi di una profonda carica etica. Il Pdl possiede tutte le capacità: lo dimostra la nostra storia, il nostro percorso politico».

Il dieci settembre, Gianfranco Fini aveva chiesto più dibattito e confronto interno. Schifani sostiene che «le varie anime che compongono il Pdl hanno piena ed ampia libertà di espressione».

«Si tratta – ha aggiunto la seconda carica dello Stato – di una prerogativa che sta alla base di ogni partito liberale, dove il confronto di idee costituisce garanzia e un percorso attraverso il quale poter arrivare alla migliore scelta politica condivisa».

Normale, quindi, per  Schifani, che possano «convivere posizioni a volte diverse su temi etici, per i quali è stata sempre e comunque riconosciuta libertà di coscienza».

Stoccata, poi, contro la magistratura: «Mi piace meno quando alcuni singoli magistrati, seguendo percorsi contorti e nebulosi ed avvalendosi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia che parlano per sentito dire, tendono a riproporre teoremi politici attraverso l’evocazione di fantasmi di un passato lontano che avrebbe visto congiure contro il regolare assetto delle istituzioni».

Schifani, sottolinea, invece che la magistratura «mi piace di più quando si occupa, a volte addirittura pagandone il prezzo in prima persona, del contrasto diretto e senza quartiere alla mafia per distruggerne l’organizzazione territoriale, sradicandone le sue radici velenose e profonde».

Schifani ha anche affrontato il tema della libertà di stampa nel nostro Paese: «Non vedo nubi che possano, seppure minimamente, limitarne l’esercizio. Ogni giornalista può esprimere liberamente le proprie idee e manifestare il suo pensiero. Ed è sacrosanto che sia così».

Per la Seconda carica dello Stato la libertà di espressione, deve, però, «avvenire senza mai travalicare i limiti della verità, della onorabilità e del rispetto della persona, perchè la libertà di cronaca, di critica politica, anche aspre e forte, non deve mai degenerare in libertà di ingiuria, di calunnia, di diffamazione».