Eugenio Scalfari torna a bacchettare Matteo Renzi (e la confusione del Pd)

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Luglio 2013 - 11:10 OLTRE 6 MESI FA
Eugenio Scalfari torna a bacchettare Matteo Renzi (e la confusione del Pd)

Eugenio Scalfari con Enrico Letta (Ansa)

ROMA – In Italia c’è un solo partito, ed è confuso. Questa in sintesi la tesi dell’editoriale domenicale di Eugenio Scalfari su Repubblica, dal titolo – appunto – “La grande confusione del Partito democratico”. La premessa è che il Pd è l’unico partito vero:

Forza Italia prima e il Pdl poi sono partiti acefali, anzi non sono partiti, sono elettori che hanno in comune alcune emotività come l’anticomunismo, l’odio per le tasse e l’ostilità verso lo Stato e sono anche “lobbies” portatrici d’interessi concreti da soddisfare rapidamente. Questa massa notevole che a volte viene definita liberale, a volte moderata, a volte populista e antipolitica e spesso tutte queste cose insieme, viene gestita dai luogotenenti d’un capo-padrone con formidabili capacità di venditore, cioè di demagogo moderno, che è anche il proprietario di quella struttura poiché possiede gli strumenti di comunicazione necessari per tenerla insieme ed estenderla.
Perciò un’eventuale condanna che lo mettesse fuori dal gioco politico significherebbe il crollo dell’intera architettura […] è evidente che l’improvviso incombere d’una sentenza definitiva che potrebbe confermare la condanna inflitta in appello, crea il panico nel Pdl e una gran confusione nel Pd.
Il panico nel Pdl, come abbiamo già ricordato, è comprensibile; la confusione nel Pd molto meno.
[…] I 5Stelle sono un movimento che ha anch’esso un proprietario venditore; Scelta civica è da tempo una scheggia irrilevante; del Pdl abbiamo già detto. Il Pd è dunque il solo partito attualmente esistente, alla cui sinistra c’è soltanto il massimalismo che ha sempre combattuto il riformismo nella storia d’Italia, favorendo oggettivamente le destre conservatrici.[…]

Il Pd è un partito vero e come tale non privo di correnti:

“La causa primaria della confusione è del tutto evidente: nasce dal fatto che un’alleanza, sia pure di necessità, con l’avversario di sempre, guidato per di più da un demagogo indiziato di reati per fatti commessi prima e durante la sua ascesa politica, non è accettata da una parte notevole degli elettori democratici e da una parte assai “vociante” del gruppo dirigente del partito, ormai diviso anzi frantumato in correnti che sono diventate fazioni.
La differenza tra correnti e fazioni può sembrar sottile ma non lo è affatto. Le correnti sono modi d’interpretare la visione del bene comune propria di tutti i partiti, accantonandone alcuni aspetti e accentuandone altri. Le fazioni si dividono invece sul tema della conquista del potere; le modalità d’interpretazione del bene comune rappresentano per loro un dettaglio facilmente modificabile quando la modifica può essere utile all’obiettivo che si propongono.
Il grosso guaio del Pd attuale consiste dunque, secondo me, nel fatto che le correnti si sono trasformate in fazioni salvo naturalmente poche “anime belle” che ci sono dovunque e non hanno mai contato nulla.[…]

Scalfari torna a bacchettare le mani a Matteo Renzi:

Non è mancata, specie a Renzi, l’occasione di ripetere il suo appoggio al governo Letta “purché faccia e non bivacchi”. Forse sarebbe venuto il momento che Renzi dicesse chiaramente che cosa significa per lui il “fare” di Letta. Deve minacciare la Merkel? Deve prospettare l’uscita dell’Italia dall’euro se l’Europa non ci consente di sfondare il pareggio del bilancio? O che cos’altro? Lo dica e ne prenderemo debita nota. Per quanto lo riguarda personalmente, Epifani ha già detto che le primarie per l’elezione del segretario saranno aperte e il congresso si farà entro l’anno. Allora decida.

Il fondatore di Repubblica invece condivide l’operato di Guglielmo Epifani:

Per fortuna l’attuale segretario del Pd (che alcuni si ostinano a chiamare “reggente”) non soffre di questo costante mantra perché non appartiene né a correnti né a fazioni. Sa soltanto che il Pd deve sostenere il governo Letta se e fin quando esso non metta in discussione i valori democratici. Se questo accadesse, sarebbe lui a provocare la crisi e, personalmente, sono sicuro che lo farebbe.