L’odissea per far fuggire Oxana e la figlia disabile (sindrome di Pallister-Killian): missione ucraino-italiana

Ucraina: storia di Oxana e della figlia disabile (sindrome di Pallister-Killian): missione ucraino-italiana per salvarle

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Aprile 2022 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA
oxana figlia disabile ucraina

Oxana e la figlia (Ansa)

L’odissea per far fuggire Oxana e la figlia disabile. Dal 25 febbraio erano bloccati al nono piano di un palazzo senza ascensore: manca l’elettricità a Nova Kakhovka, 50 chilometri a sud di Cherson, nel territorio occupato dai militari russi.

L’odissea per far fuggire Oxana e la figlia disabile

Prima sotto i bombardamenti poi assediati dagli occupanti che più volte sono arrivati in casa alla ricerca di telefoni cellulari, tablet, soldi e altri beni.

Oxana, una mamma di circa 40 anni, con la sua bambina disabile – affetta da una sindrome molto rara, quella di Pallister-Killian (Pks) – è riuscita però a conservare un telefono portatile. E finalmente a chiamare i soccorsi.

Il loro appello è stato raccolto dall’associazione Pks Italia di Bologna e dalla Rete Anas Soccorso Sardegna che ha organizzato una missione per portare in salvo mamma e figlia. Più il fratello di 17 anni ospitato dalla nonna. Ora tutti e tre sono arrivati in salvo in Romania. Il viaggio affrontato una vera odissea.

Il prelievo a Nova Kakhovka

Martedì 12, alle sei del mattino, sono stati raggiunti dai volontari ucraini che li hanno prelevati dal loro appartamento e trasferiti con un minivan a Nova Kakhovka.

Dopo aver dormito in un giardino sono partiti alla volta di Chmel’nyc’kyj. Il loro percorso, attraverso le montagne verso nord sulla strada per Leopoli, è stato quasi subito interrotto per alcuni bombardamenti a 2-3 chilometri dal luogo in cui si trovavano.

I posti di blocco russi

In una circostanza il van è rimasto fermo tre ore e mezza prima di poter riprendere il lungo viaggio nelle strade disastrate a meno di 40 chilometri all’ora. Per non parlare dei due posti di blocco russi. Attraversati lasciando in pegno i cellulari “puliti” da chat, contatti e foto per non lasciare tracce.

Unico contatto col mondo esterno un foglio nel quale erano stati annotati i numeri di telefono dei volontari ucraini e italiani di Rete Anas Soccorso.

Una volta recuperato anche l’altro figlio 17enne della donna e rifocillati i tre profughi in un centro di accoglienza ucraino, il furgoncino ha proseguito verso il confine romeno dove è arrivato oggi.

“Grande rischio dei nostri volontari ucraini”

“E’ la prima volta che tentiamo una missione del genere – spiega all’ANSA Claudio Cugusi, presidente nazionale della Protezione civile di Rete Anas Soccorso -. Abbiamo corso un grande rischio facendo arrivare i nostri volontari ucraini in territorio occupato dai russi. Ma non potevamo ignorare questa richiesta di soccorso”.

“Dopo Pasqua arriveranno a Bologna – annuncia Samantha Carletti, presidente dell’associazione Pks Italia – dove abbiamo trovato un appartamento vicino all’ospedale Sant’Orsola Malpighi. Qui gli specialisti che fanno parte del comitato scientifico dell’associazione sono già disponibili a valutare la situazione della bimba. E’ quasi un miracolo – commenta – che siano riusciti a salvarsi”.