Pavia. La lettera all’amata del detenuto tunisino morto di fame: “Sto morendo”

Pubblicato il 15 Settembre 2009 - 18:59 OLTRE 6 MESI FA

cellaDopo un mese e undici giorni di sciopero della fame, prima di morire  il 5 settembre scorso, Mbarka Sami Ben Garci scrive una lettera dal carcere di Pavia alla donna che avrebbe voluto sposare. Il giorno del suo matrimonio non è mai arrivato, il detenuto tunisino condannato per spaccio e violenza sessuale, ha lasciato definitivamente la sua cella.

Pochi giorni prima del decesso, il 27 agosto, Sami impugna una penna e dà l’ultimo saluto alla sua amata: «Ciao amore, speriamo che tu stai bene, tanti auguri per il Ramadan. Io sto morendo. Sono dimagrito troppo, credimi, non riesco neanche ad alzarmi dal letto».

Non vuole aiuto, si è lasciato andare, ha cominciato lo sciopero della fame per gridare a tutti la sua innocenza. I compagni di cella che hanno seguito la sua agonia hanno scritto al legale di Sami, l’avvocato Aldo Egidi: «Era diventato come un prigioniero in un campo di concentramento, vomitava acidi e sveniva davanti agli occhi di tutti. Veniva aiutato da noi detenuti a fare la doccia».

Egidi si era rivolto più volte alla direttrice del penitenziario, Iolanda Vitale,  per denunciare le condizioni di vita del suo cliente, ma le risposte erano sempre rassicuranti: «La salute del suo assistito è costantemente monitorata dal personale medico». L’avvocato era riuscito ad ottenere solo il ricovero in ospedale, ma tre giorni dopo Sami è morto.

La lettera del tunisino sarà registrata agli atti della Procura di Pavia che sta indagando per omicidio colposo.