Camusso difende l’art.18: “Pilastro di civiltà, Monti non lo cambierà”

Pubblicato il 23 Gennaio 2012 - 10:00 OLTRE 6 MESI FA

Susanna Camusso (Lapresse)

ROMA -Per il premier Mario monti l’articolo 18 non può essere un tabù anche se non è un tema caldo di questi giorni, per il segretario Cgil Susanna Camusso invece “è un pilastro di civiltà” e il governo non lo modificherà.

In un’intervista al quotidiano Repubblica, Camusso spiega: ”Le parole del premier Monti contengono una novità: per la prima volta, e finalmente, parla di un negoziato tra il governo e le parti sociali”, ma ”l’articolo 18 è una norma di civiltà e non può essere oggetto di discussione, a meno che non si pensi di estenderlo”.

Per lei, l’articolo 18 è un deterrente che serve a tutelare i lavoratori. In agenda, nell’incontro tra il governo e le parti sociali l’articolo 18, però, non c’è. “Non ho avuto affatto l’impressione che fosse questa la priorità del presidente Monti. Non credo che il governo partirà da lì. Ha detto che intende fare una trattativa e penso che terrà conto delle proposte unitarie di Cgil, Cisl e Uil”.

“Se la media delle imprese italiane avesse 14 addetti le direi che ha ragione. Invece i numeri ci dicono che sta fra i tre e i nove. Il problema delle imprese si chiamano credito e capitalizzazione. A giudicare dalle misure prese, mi pare l’abbia capito anche il governo Monti”, afferma al quotidiano La Stampa.

Quando sente dire che in Italia non c’è il licenziamento per motivi economici sbotta e al giornalista de La Stampa dice: “In Italia il licenziamento per motivi economici esiste eccome”. Se lei intende con questo la cassa integrazione è a carico dei contribuenti. O no?, chiede il giornalista. Camusso risponde: “Sistemi come il nostro esistono in Francia e in Germania. E da loro lo Stato ci mette di più, non di meno. Qui semmai è troppo alto il prezzo che si chiede a imprese e lavoratori”.

Sul contratto unico la leader Cgil dice: “È un inganno perché parte dall’idea che in Italia, e in Europa, non ci sia già una regola generale sulle assunzioni. Invece, c’è, eccome: è quella secondo cui le assunzioni normali sono a tempo indeterminato. In più aggiunge una nuova forma contrattuale, senza intaccare le cause, anche ideologiche e culturali, che hanno portato al proliferare di decine di tipologie contrattuali”.

E ancora al quotidiano La Stampa spiega: ”Non c’è bisogno di introdurre un nuovo tipo di contratto. Per i giovani esistono già l’apprendistato e l’inserimento”, attraverso cui ”incentivare le assunzioni sul piano fiscale e contributivo”, sottolinea Camusso. Il sindacato, ammette, ”poteva fare di più per organizzare i giovani, ma togliere tutele a chi un lavoro ce l’ha non è una risposta”. La leader della Cgil si dice disponibile a trattare sul fisco e sui tempi dei risarcimenti. Per le dispute previdenziali, dichiara, ”c’è una proposta interessante elaborata dall’Inps”. Poi lancia una frecciata al ministro del Welfare Elsa Fornero: “Non capisco l’atteggiamento del ministro. A regime, se non ricordo male, i contributi degli autonomi resteranno di nove punti al di sotto dei dipendenti. Mi pare troppo. Io resto convinta che un sistema di previdenza pubblico debba avere forme di solidarietà interne”.

Camusso ribadisce la richiesta di un ulteriore aumento dei contributi a carico degli autonomi per estendere in via strutturale la cassa integrazione alle piccole imprese.

Poi aggiunge: ”A regime i contributi degli autonomi resteranno di nove punti al di sotto dei dipendenti. Mi pare troppo”.

Sul modello danese di flex security si pronuncia così: “Abbiamo fatto una simulazione di quel sistema in Lombardia. Costa troppo, non si può fare. Stiamo coi piedi per terra: qui il problema è evitare abusi e rendere il sistema più giusto”.