Jobs Act, il Referendum piace a Elly Schlein, la minoranza Pd non ne vuole sapere, Bonaccini dice che “è roba vecchia, di dieci anni fa”.
Morale: partito spaccato, confusione dilagante, le solite ambiguità. Il Referendum era stato ventilato dal leader Cgil Maurizio Landini e la segretaria dem il 30 agosto si era detta disponibile lasciando di stucco tutto il suo partito, amici e avversari.
Ora il Referendum è in stallo, è immaginario. È il caso di ricordare che quel voto per essere centrato nel 2024, le firme – mezzo milione – dovrebbero essere raccolte entro il 30 settembre. Impossibile. Sogno rinviato (eventualmente) al 2025. Campa cavallo.
Il Pd è entrato in uno stato di fibrillazione per niente. Altro regalo alla destra. Una turbolenza che non ci voleva. Il PD è finito con il trasformarsi in un bersaglio facile per i suoi competitor, Renziani in testa.
Dopo l’apertura mostrata dalla segretaria, Elly Schlein interpellata su una eventuale consultazione popolare sulla riforma del lavoro – varata dal governo Renzi, allora votata dalla maggioranza degli esponenti del Pd – ha detto:” I Dem devono seguire le iniziative della CGIL perché condividiamo i problemi sulla prevaricazione del lavoro in Italia”.
Poi ha aggiunto: ”Sono sempre stata contraria al Job Act fin da quando ero nel Pd (2015) ed è scoppiato un putiferio“.
Elly Schlein è comunque rimasta in una posizione ambigua: non ha abbracciato in pieno l’eventuale campagna, ma anche non ha invitato i suoi a sostenerla. In queste ore Elly si limita a ribadire quello che da sempre è nel suo programma. Cioè: lotta al precariato e ai contratti pirata, avanti con il salario minimo.