Bersani, Casini, Vendola, Di Pietro chi tradisce chi? Se l’elettore fa da solo

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 2 Agosto 2012 - 13:11 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Tu elettore, diamoci del tu e parliamoci chiaro: che vuoi, chiedi e speri andando a votare al prossimo giro? Se hai voglia, bisogno e sentimento di mandare tutti a “vaffa”, se vuoi toglierti questo sfizio, coltivare questo vizio, concederti questa soddisfazione che in fondo è anche un lusso, allora puoi. Basta che voti 5 Stelle e Beppe Grillo, non sarai neanche solo e neanche preso per matto. Se vuoi puoi unirti al gruppo che sarà comunque gruppone, anche se non quello così folto che raccontano i giornali. Puoi votare per Grillo o per Di Pietro o per Maroni o per Ferrero, ci sono su piazza diversi modi per declinare e coniugare il “vaffa” a tutti e a ciascuno, quello affidato a 5 Stelle è il più coerente, il meno obsoleto, in fondo il più genuino.

E’ un “vaffa” che non ha bisogno nemmeno, per essere pronunciato e votato, di discendere dagli stanchi lombi di una qualche sinistra, non è un “vaffa” comunista e nemmeno giustizialista, anche se accarezza il no al capitalismo e liscia il pelo al tutti in galera. E’ un “vaffa” che può essere pronunciato da tutti e infatti su 5 Stelle dirotta una parte di quello che è stato l’elettorato anche del Pdl. Si può fare, si può dire, you can! Però questo sfizio, soddisfazione, bisogno, vizio, voglia hanno un prezzo, costano. O meglio non rendono nulla: con questo tipo di voto non ci si fa un governo, infatti chi vota così un governo neanche si pone il problema di farlo. Infatti non appena il “vaffa” si fa governo, subito sorge altro “vaffa” al governo appena fatto: è la regola della storia e del mondo, in tutti i tempi e tutti i luoghi. Diciamo che un voto così è come una boccata di sigaretta quando ci vuole, dopo un caffè o un pranzo: rilassa, dà gusto. Alla lunga però ammala. Ammala, ma non per questo uno deve rinunciare sempre e comunque ad una boccata.

Ma forse tu elettore non vuoi davvero mandare tutti a “vaffa”, vuoi invece qualcuno che ti riduca le tasse, evitando però di svalutarti il patrimonio e il reddito perché l’euro salta. Vuoi qualcuno che risani, però gratis. Qualcuno che continui a spendere quel che oggi si spende come spesa pubblica, finanziata a debito, però senza finanziarsi a debito. Qualcuno che ti tolga dalle scatole l’Europa senza uscire dall’Europa, qualcuno che diminuisca le tasse, aumenti la spesa e che faccia che le banche prestino a tutti a tassi bassissimi. Se è questo che vuoi quel qualcuno c’è: appena ieri il Pdl ha presentato un piano con il quale si trovano 500 miliardi di euro, si abbassa il debito, si abbassano le tasse di un punto di Pil per 15 anni. E come si fa? Si danno tutte le proprietà immobiliari pubbliche a un Fondo che, sulla garanzia che venderà quelle proprietà, si fa prestare da investitori nazionali e mondiali 500 miliardi. Chi ci vuol credere ci creda, in fondo a “piani” così ci crede dal 1994. Tu elettore, se vuoi essere esentato dal mondo in cui vivi, se pensi che sia possibile, puoi votare per Berlusconi la sesta volta. Per Berlusconi e per quelli che si alleeranno con lui, non solo Storace, vedrai che alla fine Maroni…Un voto così è come bere acqua minerale al posto di quella del rubinetto pensando di aver trovato una miscela, una “marca” che unisce e mescola acqua di Lourdes a champagne. Lì per lì male non fa, anzi quando la bevi provi un senso di leggerezza e freschezza. Alla media, prima ancora che alla lunga ti si riempie la pancia di gas e il miracolo non c’è.

Se vuoi il “vaffa” o “l’ammazza tasse”, allora tu elettore sei uno di quegli elettori cui nulla interessa e nulla riguarda quel che fanno e dicono tra loro i Bersani, i Di Pietro, i Vendola, i Casini. Dei quattro solo l’ultimo, quello dell’Udc, non si è candidato premier. A guidare il futuro governo Bersani si è candidato da un pezzo, Vendola lo ha fatto 24 ore fa in maniera indiretta, candidandosi alle primarie della sinistra, Di Pietro si è candidato stamane 2 agosto dopo che gli altri, come nel film, “l’hanno rimasto solo”. Il problema, l’onore e l’onere di fare un governo dopo le prossime elezioni sembrano, sondaggi alla mano, appartenere soprattutto a questi quattro qua e ai rispettivi partiti ed elettorati. Si alleano, non si alleano, come si combinano? E tu elettore, che vuoi davvero da loro?

Ieri andavano molto su facebook e twitter la formula del “tradimento” e del “tutto ma non…”. Facebook e Twitter d’agosto. Erano decenni ignoti ai social network quando la sinistra in Italia regolarmente soffriva la sindrome delle piazze piene ed urne vuote, un sacco di gente alle manifestazioni e comizi, molta meno gente in proporzione a votare per la sinistra. Già, questione di proporzione, di ottica, di prospettiva. Con i social network la prospettiva è ancora più falsata: “sembrano” la gente e il popol vero per la loro immediatezza, sono solo la superficialissima schiuma del mare si forma ad ogni brezza e con la brezza cade. Quindi non valgono letteralmente nulla i “postati” “Mai con Casini” e “Tizio ha tradito Caio”. Letteralmente nulla nella prospettiva del comportamento elettorale reale. O il governo di Grillo o quello di Berlusconi o quello di centro sinistra, cioè Bersani più Casini: si può scegliere, ma altro non c’è nel mondo reale. L’elettore che non vuole capirlo è lui, sei tu che tradisci te stesso.

E tra di loro, chi tradisce chi? Bersani un tradimento lo fa, ed è strutturale, congenito alla natura intima e profonda del suo partito. Ed è il tradimento alla coerenza e alla consequenzialità. Il Pd non può non essere ambiguo, il suo trionfo e successo, la sua stesa salute sono la ricerca e il ritrovamento di una “aurea ambiguità”. Spesso il Pd scivola e decade nell’aurea mediocrità, ma questo è altro problema. Aurea ambiguità perché ambiguissimo è il paese e ambiguo assai è l’elettorato del Pd. Che vuole restare in Europa e con l’euro, non sia mai. Anzi vuole anche continuare con qualche capitolo della “Agenda Monti”. Ma senza Monti, non sia mai. Che vuole la spending review, ma non qui e non là e neanche più in là. Che vuole la patrimoniale ma se poi gliela metti a patrimonio di 800mila euro, immobili compresi, si accorge che la metti anche sulla testa dei tantissimi “medi” e non solo dei ricchi e se invece la patrimoniale la metti a due milioni, allora il gettito va in fumo. Che vuole meno tasse ma vuole anche le aziende pubbliche di servizi che quelle tasse le moltiplicano. Non a caso un partito così è oggi in Italia la più numerosa minoranza che c’è o il partito potenzialmente di maggioranza relativa a seconda se gliela vuoi dire antipatica o simpatica.

Un partito che deve restare sufficientemente ambiguo per non perdersi quelli che, ci fosse chiarezza, se ne andrebbero, inorriditi dalla chiarezza, a sinistra, sinistra e sinistra. Facciamo un quarto dell’elettorato del Pd? Facciamo anche un terzo. Ma anche sufficientemente ambiguo per non perdersi quelli che sperano possa governare davvero. Se si dichiara chiaramente europeista e riformista, perde un elettore su tre. Se di dichiara di sinistra e basta, ne perde uno su dieci ma nessuno si fida possa governare. Quindi Bersani resta ambiguo nei “dieci intenti”, nel giorno per giorno, nella natura stessa della sua proposta al paese. Deve farlo, non può non farlo, si vedrà se sarà “aurea ambiguità”.

Sarà “aurea” solo se terrà insieme, non solo in un’elezione ma soprattutto dopo, non tanto Vendola quanto ma la sua idea che il nuovo sviluppo italiano è fatto di un rinnovato e allargato welfare finanziato a debito e che le aziende devono garantire il lavoratore anche quando…chiudono. Questa è la via più spedita per la bancarotta subito, come ci sta in un governo che “fa altre cose da quelle fatte da Monti” ma onora il debito pregresso italiano? Non ci sta. E l’altro…peccato che sia un prete. Come ci stai tu elettore di sinistra in un’alleanza non elettorale per carità ma di governo sì, eccome se sì, con Casini, insomam con quelli che vogliono decidere come devi fare sesso, famiglia e pure come morire o non morire? Non si fa, non ci sta. Senza i ceti sociali che intorno a un “centro” possono convergere, senza Casini centro di gravità non si governa oppure, va detto, si governa malissimo e pessimamente. Però…peccato che sia un prete.

Eppure nessuno tradisce davvero, tradimento categoria barbara, rigurgito più che giudizio. Bersani non tradisce il “perché” del Pd e neanche la sua gente, tanto meno quando pensa di governare con Casini. Vendola non tradisce se stesso, il suo partito e il suo elettorato: sta lì per far diventare pratica concreta la sua idea di altra società, del “cantiere” che non chiude mai e soprattutto trova sempre chi paga le maestranze a fine mese. Se non sta con il Pd, se non prova a governare anche con i “moderati”, neanche ci prova ad essere e fare quel che vuol essere e fare. Tanto meno il traditore è Casini che, fino a che la destra italiana è Berlusconi e la Lega e Storace, può e deve fare nell’interesse suo e generale solo un centro sinistra. In fondo neanche Di Pietro tradisce, anche se accusa tutti gli altri di essere traditori: Di Pietro non è mai stato e mai sarà “sinistra”, per bella o brutta che suoni questa parola. E di certo Di Pietro non è “centro”. Che non stia, che si fuori il tentativo di costruire un centro sinistra in Italia è in fondo cosa ovvia.

Quindi nessuno tradisce nessuno e attento tu elettore a non tradire te stesso: domandati bene cosa vuoi davvero e dai a te stesso la risposta coerente. Poco o tanto che sia è questo quel che passa il convento. Se non ti piace, puoi farlo, puoi gettare la ciotola con la minestra contro il muro o fuori dalla finestra. Non piangere però poi sulla ciotola versata. Oppure puoi, se ci credi, pensare di farti amico Fra Cuoco e farti dare pietanze e porzioni diverse, magari allungando un favore… Se ci credi che in cucina e dispensa ce ne sia senza limite e ritegno. Oppure puoi tentare di fare, non pace ma armistizio, con il reale e il possibile senza emettere gridolini da improbabile vergine violata se Tizio si allea con Caio e Sempronio.

Con un dubbio finale, ma è un cruccio per pochi, diciamo un’ansia snob. Che non finisca comunque agiti e mescoli il cocktail italiano di politica, partiti, elezioni ed elettori “con un governo non europeista, non orientato all’euro e non favorevole alla disciplina di bilancio”. Chi ha ventilato questa possibilità, vagliato che possa andare a finire così? Mario Monti. Era in Finlandia, parlava in inglese, gli è sfuggito.