Salva-Sallusti: rettifica anche per la verità, Sallusti Cavallo di Troia

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 24 Ottobre 2012 - 12:42 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Anche la notizia vera paga pegno se chi è “finito sui giornali” non gradisce la “pubblicità”, insomma il fatto che si scriva di lui. Infatti se non gradisce può imporre al giornale, alla tv, alla radio, al sito web la pubblicazione di una rettifica “a prescindere”. Già, proprio a prescindere dalla documentazione, cioè dai fatti che erano o non erano alla base della notizia e che dovrebbero essere parte non eliminabile della rettifica. Altrimenti che rettifica è?

E’ quella della legge che il Parlamento sta votando, la legge che equipara l’informazione alla moglie di un crudele e sessista adagio, quello che diceva: quando torni a casa picchia tua moglie, tu non sai perché ma lei lo sa per certo. Neppure Berlusconi era mai riuscito a concepire tanto, questo Parlamento ce l’ha fatta, ce la sta facendo.

La rettifica va pubblicata senza commento, quindi anche se è piena di inesattezze e omissioni va accolta e stampata come testo rivelato. Se fosse falsa nei suoi contenuti, la rettifica va pubblicata integralmente. Se lunga due, tre, dieci pagine di giornale, va pubblicata integralmente. E se non la pubblichi perché palesemente falsa e infondata, ordine di pubblicazione del giudice e multa da 15mila a 25mila euro.

Va ripetuto: questo anche se la notizia è vera. Se io scrivo che Claudio Scajola non ha ancora venduto la casa di Via del Fagutale 2 dopo averlo promesso, se aggiungo che la casa è quella acquistata “a sua insaputa” e che, dopo aver detto che non ci viveva più, Scajola intercettato a quell’indirizzo disse: “Ci dormo solo”, tutte cose accertate e vere, comunque Scajola potrebbe sentirsi, percepirsi diffamato dall’articolo, chiedere ed esigere la pubblicazione di rettifica in cui, in ipotesi, racconta di un’agenzia immobiliare inefficiente…

E’ solo un esempio, altri peggiori possono essere fatti: Franco Fiorito potrà domani esigere la rimozione da tutti i siti web degli articoli che lui percepisca come diffamatori, se non c’è rimozione immediata, allora rimozione obbligata e multa da 5mila a 100mila euro. E la questione se quegli articoli siano o non fondati su fatti e circostanze reali? E’ marginale e non pertinente.

Dopo aver rettificato e rimosso il giornale o il sito hanno finito di pagare? No, hanno appena cominciato: si va finalmente a processo e lì, se la diffamazione è finalmente provata, risarcimento minimo di 30mila euro. Un grandioso incentivo alla già fiorente industria della querela a prescindere, quella per cui comunque ci si prova a prendere un po’ di soldi.

Ma quella delle multe e sanzioni in denaro che ammazzano giornali e siti, unitamente a quella della sospensione dalla professione per il giornalista reo di diffamazione è paradossalmente l’errore minore di una legge orrore. L’orrore è che non si punisce la diffamazione, che anzi resta praticabile “per i giornali che mettono a bilancio aziendale la diffamazione commissionata dal padrone” (Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera), si punisce la notizia, anche se vera.

Chi ha steso questa legge concepisce la notizia pubblicata come un’opinione di parte e la rettifica come una contro opinione, insomma propaganda contro propaganda. Nella sua visione, cultura e prassi i fatti non esistono e quindi neanche l’informazione, esiste solo la propaganda e lo schieramento. E purtroppo a scrivere questo testo ignorante  dei fondamentali della “educazione civica” non è stata solo la destra con fervore ma anche la sinistra con passione.

La “Commissione Rancore” l’ha giustamente battezzata Francesco Merlo su Repubblica, rancore verso la notizia. Perfino nei libri entra questa legge:se uno si sente diffamato da un libro la legge obbliga l’editore di quel libro a pagare di tasca sua la pubblicazione delle rettifiche sui quotidiani, ancora e sempre a prescindere da lunghezza, contenuto e fondatezza della rettifica.

E’ una legge scritta con l’inchiostro della miseria e meschinità culturale di un ceto politico (a rigore della nuova legge le due Camere potrebbero volendo obbligare a rettifica giudicando diffamatoria questa frase e pretendere la pubblicazione di un lungo elenco di meriti del Parlamento oppure di titoli di studio conseguiti dai parlamentari). E’ una legge bugiarda e beffarda con alcuni scaltri che l’hanno scritta e alcuno allocchi che l’hanno sottoscritta.

Sallusti ha funzionato da cavallo di Troia: “la illecita strategia di intimidatrice intolleranza e di discredito sociale” che la cassazione gli imputa resta possibile se disponi dei soldi per pagare. E non è vero che la stampa sia esente da questa pratica:le testate che fanno di quella “strategia” la loro missione esistono, a destra e a sinistra. Come non è vero che tutti i giornalisti siano sempre o vittime o innocenti. Un giornalista si giudica anche da quali e quante querele e denunce raccoglie in una carriera. Quali e quante perché alcune querele e denunce sono inevitabili, altre fanno onore altre ancora sono la traccia do sciatteria o incauta faziosità.

Ma con la nuova legge, con il cavallo di Troia Sallusti, si introduce qualcosa di mai visto finora: l’obbligo di pubblicare rettifica anche alla notizia vera. Perfetto: galera agli scienziati e giornalisti muti. Forse non c’è più tempo e modo per correggere nulla, forse occorre solo azzerare o farsi azzerare e non parliamo solo della legge della “Commissione Rancore”.