Banca Popolare Vicenza: 117 mila “ustionati”. Come Parmalat

di Riccardo Galli
Pubblicato il 30 Settembre 2015 - 13:41 OLTRE 6 MESI FA
Banca Popolare di Vicenza

Banca Popolare di Vicenza (foto Ansa)

VICENZA – Centodiciasettemila soci-azionisti, 117 mila che avevano comprato “garantito e sicuro” ma soprattutto di fatto obbligati a farlo, azioni a 62 euro l’una. E che non hanno potuto venderle e che, quando potranno venderle, varranno intorno ai dieci euro l’una.Non sarà Parmalat, soprattutto per le dimensioni, ma lo schema è in fondo sempre quello: bond o azioni più o meno gonfiati e rifilati agli investitori che poi si ritrovano col più classico dei cerini in mano.

E’, questa volta, la storia di BpVi, alias Banca Popolare di Vicenza, istituto che in vista di una ricapitalizzazione obbligata da portare a termine entro il prossimo anno è pronta ora a licenziare circa 600 dipendenti (i sindacati parlano di 575 esuberi) e chiudere 150 sportelli ma, soprattutto, a portare il valore delle proprie azioni a un sesto del valore che avevano quando furono emesse.

Azioni che, anche in un passato recente, la banca non aveva evitato di ‘consigliare’ a chi chiedeva un prestito od un mutuo. “Le banche che garantiranno l’aumento di capitale (Jp Morgan, Unicredit, Bnp Paribas, Mediobanca) – scrive Gianluca Paolucci su La Stampa –, stimano un valore dell’azione intorno ai 10 euro. (…) Uno scenario che potrebbe cambiare, anche in meglio, prima dell’aumento di capitale previsto entro il primo semestre dell’anno prossimo. Ma che si confronta con i 48 euro attuali e con i 62,5 euro ai quali l’azione è stata ‘venduta’”.

I numeri, in dettaglio, saranno diffusi nel pomeriggio di oggi dopo l’incontro del management della banca con le sigle sindacali ad ora di pranzo e dopo il cda di questa mattina, ma fin da ieri sono circolate le prime indiscrezioni non smentite dall’istituto: e, se i 150 sportelli erano già stati anticipati qualche settimana fa, il numero degli esuberi è raddoppiato nelle ultime ore. In una prima ipotesi si parlava infatti di 300 dipendenti, ma oggi risulta “verosimile”, rispondono da Vicenza, ipotizzarne 600. Considerato che gli addetti del Gruppo, al 30 giugno 2015, sono 5.519, con questo piano la forza lavoro sarà decurtata di oltre il 10 per cento: uno ogni dieci. Anche se dall’azienda dicono che sarà utilizzato il turnover.

“Il numero è inaccettabile, ma vogliamo anche capire tutto il resto, non solo i tagli. Come si porterà a reddito nuovamente la banca, come riconquisteremo i clienti che stanno scappando”, dice Giuliano Xausa, segretario nazionale Fabi. Oggi intanto parte l’azione risarcitoria del Codacons sul caso della Banca Popolare di Vicenza. L’associazione, che ha chiesto di inserirsi nel procedimento aperto dalla Procura come parte offesa, ha deciso di avviare un’azione collettiva finalizzata a tutelare azionisti e clienti dell’istituto di credito.

“I reati per cui procede la magistratura sono molto gravi, e rischiano di coinvolgere una moltitudine di soggetti – spiega il Codacons – Azionisti e correntisti della banca sono quindi chiamati oggi, attraverso la class action della nostra associazione, a tutelare la propria posizione e i propri diritti, costituendosi parte offesa dinanzi la Procura di Vicenza”.

Così facendo, si rileva, “nel caso in cui saranno accertati illeciti, i clienti dell’istituto e i risparmiatori potranno ottenere il giusto risarcimento per i danni patrimoniale e morali subiti”. Intanto, anche il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, parla della vicenda della banca vicentina assicurando che gli errori fatti dalla precedente gestione verranno tutti a galla. In attesa che la banca approvi l’azione di responsabilità contro gli ex manager, in primis Samuele Sorato che peraltro ha firmato con la banca una buonuscita d’oro, Vegas ha ricordato che sono ancora in corso le ispezioni della Commissione e della Bce e che “un po’ alla volta verrà fuori tutto”.