Corri in banca a prender l’euro, prima che si dimezzi. Oggi in Grecia, domani…

di Riccardo Galli
Pubblicato il 16 Maggio 2012 - 15:31 OLTRE 6 MESI FA

Karolos Papoulias (Ap-Lapresse)

ATENE – “Non si tratta ancora di panico, ma c’è una crescente paura che alla fine potrebbe trasformarsi in panico”, parole pronunciate dal presidente ellenico Karolos Papoulias e riferite al dato riportato dal capo della banca centrale greca Provopoulos secondo cui, negli ultimi giorni, quanti non si sa, i greci avrebbero ritirato dalle banche 700 o 800 milioni di euro, quanti con esattezza non c’è calcolo. Prelievi fatti da semplici correntisti, da cittadini spaventati dall’idea di un’uscita di Atene dall’euro e di una conseguente svalutazione dei loro risparmi. Ma cosa accadrebbe qualora la Grecia abbandonasse la moneta unica? Se la paura si trasformasse in panico, per usare le parole di Papoulias, a quali conseguenze andremmo incontro?

Il naufragio del tentativo di formare un governo e le nuove elezioni previste per giugno hanno avvicinato e reso ancor meno improbabile l’uscita della Grecia dall’euro. Conseguenza del sempre più possibile ritorno alla dracma è stato quindi un massiccio prelievo, anche se ancor non tale da far saltare il sistema bancario, di euro da parte dei greci dai loro conti correnti. Per ora si tratta, appunto, solo di paura. Se però il ritorno alla dracma divenisse realtà la paura lascerebbe spazio al panico.

La mattina dopo l’abbandono greco all’euro, abbandono che avverrebbe per ovvie ragioni a mercati chiusi, agli sportelli delle banche elleniche si riverserebbe una folla. Migliaia di cittadini intenzionati a riprendersi i propri risparmi in euro prima che il ritorno alla vecchia moneta sia seguito da una robusta svalutazione. Una corsa finalizzata quindi a salvaguardare i propri risparmi che forse solo lo schieramento dell’esercito potrebbe arginare. Una situazione analoga, ricorderete, si verificò ad inizio anni 2000 in Argentina quando, a seguito di pesanti svalutazioni del peso, migliaia di argentini si accalcarono, presero d’assalto le banche per avere indietro i loro soldi prima che la parità col dollaro divenisse un ricordo. Le conseguenze per Buenos Aires furono drammatiche.

Atene, lasciando l’euro, dovrebbe cercare di evitare con tutte le sue forze questo massiccio prelievo. Sia per ragioni economiche che di ordine pubblico. Dal punto di vista economico il prelievo di massa inguaierebbe ancor di più l’economia ellenica che si troverebbe prosciugata di fondi e metterebbe in ginocchio le già non forti istituzioni bancarie che si ritroverebbero senza liquidità. Dal punto di vista sociale sono facilmente immaginabili le tensioni che si creerebbero tra i correntisti spaventati di perdere i loro risparmi e disposti a tutto o quasi per difenderli.

Ma il panico, forse più di tutte le altre emozioni umane, è molto contagioso. E non resterebbe con ogni probabilità confinato nella sola Grecia. L’uscita di Atene dalla moneta unica darebbe il messaggio ai cittadini europei che non tutti gli euro sono uguali. Come oggi i titoli di stato tedeschi valgono più di quelli italiani, si diffonderebbe la sensazione, la paura che gli euro custoditi in Germania o in Francia valgono di più, in quanto più sicuri, di quelli depositati nelle banche italiane o spagnole. Con conseguenze anche in questo caso drammatiche. Le banche dei paesi meno solidi, già anello debole della crisi, vedrebbero la loro liquidità diminuire perché è facile immaginare che diversi correntisti italiani, ad esempio, deciderebbero di prendere i loro risparmi in euro per metterli al sicuro da futuribili uscite dalla moneta unica, mettendoli nel materasso, trasformandoli in oro o ancora depositandoli in banche di Stati più solidi.

L’estate dell’anno scorso, quella del 2011, è stata “l’estate dello spread”. L’estate in cui i differenziali tra i nostri titoli di stato e quelli tedeschi sono schizzati alle stelle, l’estate in cui gli italiani hanno imparato cos’è lo spread e come influisce sulla nostra economia e sui nostri debiti. L’estate che sta arrivando, quella del 2012, rischia di diventare “l’estate del prelievo”, l’estate in cui ci si affretta a togliere i soldi dalle banche non più affidabili. Allo spread sono seguite le tasse, quello che potrebbe seguire al prelievo è difficile da immaginare.