Iva retroattiva sulle patenti. Valla a prendere dopo 5 anni…

di Riccardo Galli
Pubblicato il 18 Settembre 2019 - 11:39 OLTRE 6 MESI FA
Iva retroattiva applicata sulle patenti. Valla a prendere dopo 5 anni...

Nella foto Ansa, una patente

ROMA – Cosa risponderemmo se ci chiamasse il ristorante o l’agenzia di viaggio dove nel 2015 abbiamo cenato o organizzato un viaggio comunicandoci che il conto saldato allora non va più bene, è cresciuto e dobbiamo versare un altro 22%? Le risposte oscillerebbero tra il ‘ci faremmo una grassa risata’ e, con fantozziano accento svedese, ‘faremo finta di non essere noi’. Eppure è quello che le autoscuole dovrebbero fare con i clienti degli ultimi 5 anni: richiamarli e dirgli che devono ancora un 22% che due, tre o quattro anni fa però non era dovuto e per questo non era nel conto.

Una richiesta assurda, fuori dalla realtà e impossibile da mettere in pratica per cui, ora, le scuole guida scioperano. Scioperano sostenendo anche ora ci saranno più incidenti stradali a causa del nuovo regime fiscale, ipotesi improbabile ma comunque più plausibile della richiesta che arriva dal Fisco. Tutto ha origine nella sentenza del 14 marzo scorso della Corte di Giustizia Ue che ha escluso dall’esenzione Iva le lezioni di scuola guida “in quanto questa categoria di insegnamento non rientra in quelle di ambito scolastico o universitario”.

Pronunciamento a cui è seguita la risoluzione dell’Agenzia delle Entrate che, prendendo atto della sentenza europea, ha chiarito che i corsi pratici e teorici necessari al rilascio della patente devono considerarsi imponibili agli effetti dell’Iva che, in Italia, è al 22%. Di contro, a ‘favore’ delle autoscuole, con la modifica del regime Iva, è scattato anche il “diritto alla detrazione dell’imposta corrisposta sugli acquisti di beni e servizi relativi all’attività esercitata”. Di fatto, le scuole possono ‘scaricare’ i loro costi. E fin qui si può essere d’accordo o meno con la decisione della Corte del Lussemburgo ma non resta che prenderne atto ed adeguarsi.

Ma nelle pieghe della novità si annida l’assurdo: la retroattività dell’imposta. Si pretende che la norma sia retroattiva per gli ultimi 5 anni, quelli soggetti ad accertamento da parte del Fisco. In pratica le scuole guida dovrebbero corrispondere l’Iva non versata nell’ultimo quinquennio. Per farlo le strade sarebbero due: la prima, chiedere la differenza ai patentati, ma anche a quelli che sono stati bocciati, degli ultimi 5 anni. A spanne qualche decina di migliaia di persone che dovrebbero corrispondere qualche centinaio di euro di differenza per un servizio che hanno fruito e già pagato. Ovviamente compresi i defunti e quelli che si sono trasferiti in un’altra città o all’estero.

Oppure, la seconda via, è quella di mettere da parte delle autoscuole di tasca propria la differenza. Seconda strada che risulta leggermente vessatoria e che metterebbe in crisi più d’una attività. La prima è invece fantascienza. L’Agenzia delle Entrate ora, bontà sua, richiamandosi allo Statuto del Contribuente, e riconoscendo che il mancato versamento dell’Iva non sarebbe colpa delle autoscuola, sembra voglia abbuonare interessi e sanzioni. Idea che non smussa nemmeno un po’ l’assurdità della richiesta-pretesa. Per questo le autoscuole di tutta Italia sono sul piede di guerra.

Promettono serrate e scioperi e minacciano scenari apocalittici, come quello secondo cui con l’Iva da pagare aumenteranno gli incidenti perché, costando di più, si faranno meno lezioni di pratica. Ipotesi risibile ma di comprensibile provenienza immaginando lo stato d’animo di chi, quasi dalla sera alla mattina, avendo sempre rispettato la legge e i dettami del Fisco, si trova una cartella di mancata Iva per 5 anni. Il Governo, l’unico che potrebbe metter mano alla questione, sul punto mantiene un rigoroso riserbo.