I mille imbroglioni del posto comprato, imbrogliati dai “Montitruffa” 2012

di Riccardo Galli
Pubblicato il 18 Luglio 2012 - 15:08 OLTRE 6 MESI FA

Falso concorso bnlROMA – Che mamma stupidità sia sempre incinta lo insegna la saggezza popolare, ma quando per procreare si unisce a papà imbroglio il risultato è, anzi sono mille e passa imbroglioni imbrogliati. Questa è appunto la storia di un migliaio di ragazzi che, in cambio della promessa (ovviamente falsa) del posto fisso, sono stati disposti a pagare alcune migliaia di euro per avere un “aiutino” durante le selezioni. Insomma volevano comprarsi la raccomandazione per il posto e il posto stesso, volevano imbrogliare. Ma hanno trovato, come in ogni far West, una “pistola più veloce”, ce n’è sempre qualcuna più veloce. E sono stati imbrogliati, con una truffa in piena regola. A leggerne i dettagli tornano in mente le immagini di Totòtruffa 62, quando il principe De Curtis si finge ambasciatore di un paese africano, o la Grande Guerra, dove il romano Alberto Sordi “frega” il veneto Vittorio Gassman facendogli credere che gli farà evitare la chiamata alle armi. Ma qui il film dovrebbe chiamarsi “Montitruffa 2012”, perché chi altri se non Monti poteva essere invocato come alibi della truffa? E funzionava pure nelle testoline dei mille, segue dunque la “sceneggiatura”.

Nella truffa delle false assunzioni il personaggio da cinema esiste veramente e risponde al nome di Livia Di Verniere, stilista, amica di Scilipoti e con precedenti per truffa. Lei, visti proprio i precedenti, è ora a Rebibbia. Le sue “socie” invece ai domiciliari. Ma più che le tre “menti” della truffa e i loro fiancheggiatori, quelli che reclutavano i polli, i protagonisti della vicenda sono proprio i “polli”. Circa mille ragazzi tra i 20 e i 30 anni che, contattati in modo quanto meno improprio, si sono iscritti e presentati ad un falso concorso e hanno poi pagato una mazzetta di qualche migliaio di euro (fino a 4000) in cambio di un aiuto, una spinta per superare la selezione e raggiungere l’obiettivo del posto fisso.

Stupisce sì che tanti ragazzi si presentino ad un concorso di cui hanno avuto notizia dalla scuola guida (due dei “reclutatori” sono titolari di un’autoscuola) o solo dal passaparola, ma stupisce di più che in un paio d’anni le tre signore in questione abbiano trovato mille persone disposte a pagare per barare, per ottenere il posto non perché preparati ma perché più furbi. Quasi verrebbe da dire a quei giovani “ben vi sta”, se non fosse più che comprensibile l’ansia, l’aspettativa che il miraggio di un posto fisso può generare in giovani che conoscono nel migliore dei casi solo il precariato, e specialmente in un momento di grande crisi, anche occupazionale.

La chicca infine, della truffa messa in piedi dal terzetto di donne, era la scusa propinata ai fessi di turno che protestavano perché dopo il bonifico l’assunzione non si materializzava: “È colpa di Monti – si giustificavano le tre – con i tagli, i licenziamenti, la spending review sono slittate le assunzioni. Ma state tranquilli, a breve si sbloccherà”. Il tocco di genio.

La storia è venuta fuori grazie alle proteste dei truffati sul web, proteste che hanno insospettito la Bnl, l’istituto bancario in cui i truffati avrebbero dovuto essere assunti, e delle forze dell’ordine. E funzionava più o meno così: un ragioniere e due titolari di autoscuole avevano il ruolo di procacciatori di clienti, giovani di 20/30 anni, disoccupati in cerca di lavoro e in grado di potersi permettere una mazzetta. I ragazzi venivano indirizzati dalla dottoressa De Angelis (in realtà Sabrina Paolone, dipendente della Bnl) o dalla dottoressa Bianchini (Cristina Sipari, ex dipendente Bnl in pensione).

Le due organizzavano quindi incontri collettivi ed individuali in grandi alberghi romani o, altro colpo di genio, all’interno di locali Bnl in cui la Paolone, in quanto dipendente, aveva accesso. Va detto che la banca non c’entra nulla con la truffa ed anzi è stata tra i primi a denunciare la cosa alle forze dell’ordine. Dopo i colloqui c’erano le prove tecniche, la valutazione psico attitudinale e tutti test assolutamente credibili e con tanto di carta intestata Bnl, falsa. Per agevolare queste dure selezioni però ai ragazzi veniva chiesto, solitamente in base alla disponibilità bontà loro, un “investimento” per il futuro, una mazzetta per superare la prova. In circa mille, dal 2010, hanno pagato. In pochi, un po’ per vergogna e un po’ per paura d’aver commesso reato, hanno denunciato la cosa.