Rai, l’ex dg Iseppi: “Velardi mi mandò una lista di nomi. La cestinai “

Pubblicato il 21 Settembre 2010 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA

Franco Iseppi

“Autonomia della Rai? Totale distacco tra servizio pubblico e politica? Siamo seri… c’ è un attore essenziale sulla scena che corrisponde con l’azionista. C’è il Parlamento. C’è il governo. Ma l’indipendenza nell’attuazione degli indirizzi che la politica stabilisce quella sì, deve esserci”: non ha mezzi termini  Franco Iseppi, direttore generale della Rai dal 1996 al 1998, e per anni collaboratore di Enzo Biagi, oggi professore di teoria e linguaggi dei media al Politecnico di Torino, intervistato dal Corriere della Sera.

Entrando nel merito della questione sull’indipendenza Rai, Iseppi è netto: “Non può esserci totale distacco tra servizio pubblico e politica ma ci deve essere indipendenza nell’attuare gli indirizzi”.

Ricorda quando Claudio Velardi da palazzo Chigi gli mandò una lista di nomi: “La gettai nel cestino. Non per moralismo o ribellione, ma perché c’erano straordinari professionisti in mezzo a un fritto misto. Non volevo danneggiarli inserendoli in quel contesto”.

Sulla differenza tra Rai del passato e del presente, l’ ex direttore generale la spiega con riferimento ai vertici: “C’erano valori etici condivisi da maggioranza e minoranza. Sotto la presidenza di Letizia Moratti, per esempio, nessuno si sognò mai di discutere i risultati dell’ Osservatorio di Pavia sull’equilibrio nei tg. Dipende molto dal top management dell’ azienda, dalla sua forza nel difendere l’ indipendenza. Nel non fare ciò che non si vuole fare”.

La differenza si vede anche nella recente circolare del direttore generale Mauro Masi: “Mai creduto che il pluralismo possa ottenersi, in un’azienda così complessa, con ordini di servizio, controllori, procedure, meno che mai con circolari. Però questo dimostra come il pluralismo non sia più un valore condiviso, qualcosa che appartiene al Dna dell’azienda”.

Fino a quindici anni fa la Rai era capace di gesti oggi impensabili: “Francesco Cossiga cancellò un appuntamento con Il fatto di Biagi all’ ultimo momento. Enzo rispose leggendo in diretta le domande che gli avrebbe fatto. L’ ascolto fu altissimo. Altro episodio. Era il 1996, una certa sera Pippo Baudo sforò più del lecito e Giancarlo Leone, responsabile del palinsesto, lo oscurò. Oggi chi lo farebbe con un programma di prima serata?”

Oggi, invece, “la Rai ha perso la sua centralità anche perché nessuno si è occupato di riposizionarla su un mercato dominato dalla convergenza di diverse tecnologie”. E poi “l’ azienda ha avuto un duro colpo d’ immagine nelle intercettazioni telefoniche”. Infine, sottolinea Iseppi, “la classe dirigente è diversa dal passato, il senso di appartenenza è quasi tramontato. Il tutto riporta al nodo dei nodi, il conflitto di interesso”.

Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti, sostiene l’ex dg: “Al concetto di pluralismo si è sostituita una Rai vissuta come strumento di creazione del consenso. Come arena di una costante e continua campagna elettorale”.

Sul Tg1 di Minzolini, Iseppi ricorda: “Quel tg è sempre stato un giornale ‘d’ opinione’, ora è un notiziario ‘opinionista’. Il pubblico che lo lascia se ne va non tanto per la novità di Mentana ma perché cerca altrove ciò che trovava sempre nel Tg1».