“Mubarak vattene”: Maghreb in crisi, in Egitto migliaia in piazza. Cinque morti

Pubblicato il 26 Gennaio 2011 - 08:58 OLTRE 6 MESI FA

Hosni Mubarak

IL CAIRO – Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza ieri, 25 gennaio, al Cairo e in molte altre località egiziane per chiedere la fine del regime di Hosni Mubarak e condizioni di vita migliori in una ‘Giornata della collera’ conclusasi con violenti scontri nella notte tra manifestanti e polizia nel centro della capitale e con un bilancio di cinque morti, quattro dei quali a Suez, e diversi feriti.

Cominciata in maniera pacifica al Cairo e nelle altre regioni dell’Egitto, la protesta è presto degenerata quando, nella centrale piazza Tahrir, sono pesantemente intervenute le forze dell’ordine. Un poliziotto è morto nella calca durante una delle cariche lungo il viale che, costeggiando la sede del Parlamento, sfocia sulla grande spianata dove per tutto il pomeriggio si sono radunate migliaia di persone. Tre manifestanti sono invece stati uccisi nella città portuale di Suez, due da proiettili di gomma sparati dalla polizia e uno, secondo fonti locali, colpito al ventre da una vera pallottola. Un quarto manifestante, ferito a Suez, è morto oggi, 26 gennaio.

Ad Alessandria d’Egitto 20mila persone sono scese in strada e anche lì si sono verificati incidenti con numerosi feriti, alcuni colpiti da proiettili di gomma. Molti gli arresti. Nella tarda serata di ieri in città è stato imposto il coprifuoco, a partire dalle 23:00 fino alle 06:00 di oggi, 26 gennaio. I manifestanti si sono dispersi ma con l’impegno a tornare.

”Fuori, fuori, fuori”, ”vattene, vattene”, hanno scandito migliaia di persone riferendosi al rais Hosni Mubarak, in quello che, secondo molti osservatori, è il seguito dell’onda di protesta cominciata con la rivolta tunisina. La ‘giornata della collera’ è stata di fatto organizzata attraverso Twitter e Facebook con appelli e indicazioni inviati a ripetizione e in continuazione ai manifestanti per aggirare le impressionanti misure di sicurezza.

In un comunicato, il ministero dell’Interno egiziano ha affermato che le forze di sicurezza hanno garantito lo svolgimento dei sit-in ma che a partire dal pomeriggio ”il gruppuscolo illegale dei Fratelli musulmani ha spinto un gran numero di persone verso piazza Tahrir”. Il portavoce del movimento integralista islamico ha smentito tali affermazioni definendole ”menzognere e prive di ogni fondamento”. Il ministero dell’Interno parla di 10mila manifestanti in tutto, gli organizzatori dicono che erano almeno 25mila.

Al Cairo i cortei che da tre quartieri sono confluiti verso la grande spianata di Tahrir si sono formati quasi spontaneamente: a Mohandesin un centinaio di manifestanti sotto la stretta sorveglianza degli agenti in tenuta antisommossa sono riusciti ad aprirsi un varco e a guadagnare il vialone principale che attraversa il quartiere. Scandendo slogan e sventolando bandiere egiziane, lo hanno percorso per raggiungere piazza Tahrir. In questo caso la polizia si è sempre tenuta a debita distanza e non è intervenuta.

Ben altra scena sulla centrale piazza del Cairo dove, contro i manifestanti, le forze dell’ordine hanno usato gli idranti e sparato gas lacrimogeni, in risposta a un fitto lancio di pietre. Intorno all’1 di notte, la mezzanotte in Italia, la polizia è tornata alla carica con sparando sulla folla una pioggia di candelotti lacrimogeni. Secondo alcuni testimoni 10 dimostranti sono rimasti gravemente feriti.

Gli organizzatori avevano annunciato in serata che non intendevano lasciare la piazza e inviato gli abitanti della capitale a portare loro cibo e coperte per aiutarli a trascorrere lì la notte. Testimoni oculari raccontano che i ristoranti della zona hanno offerto pietanze gratis ai manifestanti che però avevano grande difficoltà a comunicare perché erano saltati i collegamenti dei telefoni cellulari e Twitter non era più accessibile. Gli organizzatori, con in prima linea il ‘Movimento sei aprile’, hanno comunque diffuso un comunicato con le loro rivendicazioni. Chiedono – tra l’altro – l’uscita di scena di Mubarak, la formazione di un governo di unità nazionale, nuove elezioni parlamentari.