Caso De Girolamo, legge elettorale, Hollande: rassegna stampa del 13 gennaio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Gennaio 2014 - 08:26 OLTRE 6 MESI FA
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La Repubblica del 13 gennaio 2014

ROMA – De Girolamo, la parola al premier. Il gelo del Pd: “È un caso triste”. La Repubblica: “Lei :“Riferirò alle Camere. Non lascio, vogliono colpire il governo”.”

L’articolo a firma di Francesco Bei:

Uno scambio di sms con il premier, in visita di Stato a Città del Messico. Tante telefonate con amici e compagni di partito. Una domenica passata in casa con la febbre e la «sgradevole sensazione » di essere finita «in un’operazione di chi vuole usarmi come pretesto per attaccare il governo ». Nunzia De Girolamo, il ministro nella bufera, esce allo scoperto con un comunicato e imposta una strategia d’attacco: «Sono più che disponibile a chiarire al più presto in Parlamento gli aspetti di questa sconcertante vicenda che mi vede sottoposta a un linciaggio mediatico senza precedenti pur non essendo io coinvolta nell’indagine». Si dice «più che sicura di non aver commesso nulla di irregolare e di illecito » e per questo non intende affatto dimettersi: «Il mio mandato ministeriale è nelle mani del presidente del Consiglio, ma sono pronta a difendere con tutte le forze la mia dignità e la mia onestà ». Con Letta pare ci sia stato un colloquio anche prima della partenza del premier, quando già la notizia era uscita sui giornali. Un faccia a faccia durante il quale il ministro avrebbe fornito la sua versione dei fatti, ricevendo rassicurazioni da Letta.

Eppure, in caso di rimpasto, potrebbe essere proprio la De Girolamo la prima a saltare. Il nuovo centrodestra è infatti sovrarappresentato al governo, qualcosa dovrà cedere. E la ministra potrebbe traslocare al partito — visto che né Lupi, né Alfano intendono farlo — per organizzarlo in vista delle europee. Inoltre il ministro è sposata con il lettiano Boccia e il premier potrebbe essere criticato se usasse i guanti nei suoi confronti. La pressione dei renziani (unita a quella dei 5stelle) su De Girolamo infatti non cessa, anzi. Persino dall’interno del governo arrivano prese di distanza. Il parlamento, afferma il ministro Graziano Del Rio a SkyTg24, «svolge il suo ruolo» e «non c’è niente di straordinario a riferire davanti alle Camere, il confronto va accettato». Anche Maria Elena Boschi, membro della segretaria del Nazareno, definisce «un po’ triste» la vicenda: «Sentiremo che ha da dire il ministro in parlamento — risponde a Lucia Annunziata — , la ascolteremo e cercheremo di capire meglio».

Una «interrogazione urgente» per capire il comportamento del ministro la annunciano alcuni deputati e senatori del Pd — il renziano Michele Anzaldi e Mino Taricco, Laura Cantini e Claudio Moscardelli — e si aspettano da De Girolamo «spiegazioni convincenti ». E tuttavia il segretario Matteo Renzi continua a non pronunciarsi ufficialmente sul caso, anche per non esporsi all’accusa di sfruttare l’affairebeneventano per puntare al rimpasto. «Io questa passione per il rimpasto proprio non la capisco — afferma il leader dem con il suo entourage — , perché il punto è quello che vogliamo fare, non chi dobbiamo piazzare».

Il caso De Girolamo accelera il rimpasto Letta: “Si decide tutto dopo giovedì”. L’articolo a firma di Alberto D’Argenio:

«Dopo la direzione del Pd di giovedì discuteremo di tutto senza tabù, anche dell’intensità dell’eventuale rimpasto di governo». Nonostante le fibrillazioni che stanno scuotendo i palazzi della politica, Enrico Letta non ha voluto rinunciare alla «storica» visita in Messico, Paese che dopo le riforme avviate da Enrique Pena Nieto è destinato a diventare terra di conquista per le imprese di mezzo mondo. Ieri il premier, accompagnato dalla moglie Gianna Fregonara, si è concesso una giornata di relax nella capitale messicana per ammortizzare il fuso (gli incontri ufficiali sono concentrati tra oggi e domani), ma non ha perso per un istante i contatti con Roma, con il caso De Girolamo che sembra avvicinare la necessità di rimettere mano alla squadra di governo insieme all’accordo su Impegno 2014, il nuovo patto di coalizione che sarà chiuso tra una decina di giorni.

Così tra la messa alla Madonna di Guadalupe, la visita alle piramidi di Teotihuacan e un giro in centro Letta non ha dato tregua al suo Blackberry. Le sentinelle a Roma gli hanno fatto sapere che il caso De Girolamo sta montando,costringendo il premier ad assicurare che approfondirà la vicenda al suo rientro in Italia, anche se ieri con Nunzia si è tenuto in contatto via sms. La De Girolamo, che ha parlato più volte anche con Alfano, ha assicurato di essere pronta a lasciare se il premier e il suo vice glielo chiederanno, ma ha anche annunciato di volersi difendere con le unghie in Parlamento.

E in effetti il caso del ministro dell’Ncd sembra regalare una freccia in più all’arco di chi vuole un’ampio ricambio di ministri che alla fine potrebbe terremotare la maggioranza. Mentre ieri parlando con i fedelissimi Renzi è rimasto cauto spiegando che «sul rimpasto decide Letta, l’importante è che ci sia la nuova agenda di governo con dentro lavoro,riforma del Senato e legge elettorale », il ministro Delrio, vicino al sindaco, ha spiegato in tv che «il tema del rimpasto verrà affrontato se ci sarà la nuova agenda». Alfano, che guida il Ncd, il partito della De Girolamo, dal canto suo ha minacciato: «Se ci sarà blocco, paralisi e stallo sarà bene andare a votare».

Legge elettorale, oggi vertice del Pd Renzi apre all’intesa di maggioranza “Ma basta meline o tratto con Silvio”. L’articolo a firma di Goffredo De Marchis:

Matteo Renzi riunisce subito il Pd. Non vuole aspettare la direzione di giovedì. Oggi arriva a Roma e ha convocato, stasera alle 8 e mezzo a Largo del Nazareno, i capigruppo, gli uffici di presidenza e i referenti democratici nelle commissioni parlamentari. All’ordine del giorno il patto di governo. Sottotitolo: la legge elettorale, il tema che gli sta più a cuore. «Il mio sistema preferito è lo spagnolo», spiega il segretario ai fedelissimi che lo sentono tutti i giorni. Un modello quasi bipartitico, quindi super bipolare. Lo stesso che piace a Berlusconi. «Ma del Cavaliere non mi fido quindi sono pronto a ragionare anche del doppio turno», aggiunge Renzi. Vale a dire, il sistema che metterebbe d’accordo la maggioranza di governo, che Angelino Alfano sponsorizza come unica scelta e che, per salvare l’esecutivo, è stato “adottato” anche da Enrico Letta.

Il doppio turno è la proposta storica del Partito democratico. Avrebbe perciò la strada spianata all’interno delle varie correnti del Pd. Il punto però sono i rapporti di fiducia instauratisi nella coalizione. «I tempi per me sono importantissimi. Se dovessi capire che Alfano svicola, rinvia o mette dei veti, mi tengo la porta aperta dell’accordo con Berlusconi. Va rispettata la scadenza del 27 gennaio in aula alla Camera. Non posso permettermi di perdere la faccia accettando slittamenti ». Per questo Renzi tiene «l’arma carica» del dialogo con Forza Italia. Per far capire ad Alfano che non accetta dilazioni. L’incontro con Berlusconi viene rimandato. Il sindaco non lo esclude ma lo immagina come la fine di un percorso. «Semmai dovessimo sederci a un tavolo con lui sarà per sottoscrivere un’intesa già preparata. E non saremo soli: coinvolgerò tutte le forze che condividono la stessa riforma».

Adesso bisogna solo aspettare le motivazioni della sentenza con cui la Corte costituzionale ha cancellato il premio di maggioranza del Porcellum. Il presidente Gaetano Silvestri e il relatore Giuseppe Tesauro le avrebbero già pronte nel cassetto. Elaborate dopo un lungo confronto perché la sentenza èa suo modo “storica”: coinvolge il rapporto tra governo e Parlamento (la governabilità), il rispetto della sovranità popolare, il legame tra cittadini ed eletti. I princìpi-cardine di una Costituzione. Ma il testo c’è. Oggi potrebbe diventare pubblico, secondo alcune indiscrezioni. Al massimo, con qualche limatura, si potrebbearrivare a mercoledì. Renzi attende le motivazioni per accelerare in maniera definitiva. E per capire su quale dei tre modelli proposti, che lui considera ancora tutti validi, si può procedere velocemente.

Più tasse sul gioco d’azzardo, governo al lavoro. L’articolo del Corriere della Sera a firma di Enrico Marro:

“«Non ci sono dubbi, la mini-Imu si pagherà il 24 gennaio». Così il ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio, ha chiuso ieri la partita sull’appendice dell’Imu 2013 che circa 12 milioni di italiani dovranno pagare in 2.400 comuni, quelli che l’anno scorso hanno aumentato l’aliquota sulla prima casa. Si tratta, nella generalità dei casi, di poche decine di euro, ma il governo non è riuscito a trovare la copertura, 440 milioni, per evitare l’antipatico balzello. Troppo tardi, ormai, visto che il 2013 si è chiuso. È questo, per esempio, il motivo col quale è stata respinta la proposta dei sindaci dell’Emilia-Romagna di un prelievo aggiuntivo, anche una tantum, sui giochi d’azzardo. Sulla materia, però, mini-Imu a parte, la questione non è chiusa. Ieri, infatti, è stato lo stesso Delrio, rispondendo su Sky tv alle domande di Maria Latella, a dire: «Il problema del gioco d’azzardo va affrontato con occhi nuovi, lo Stato non può avere atteggiamenti ambigui. Intendo affrontare presto il problema ad un tavolo interministeriale». È chiaro infatti che sono diversi i ministeri coinvolti, da quello dell’Economia, che incassa ogni anno più di 11 miliardi sotto la voce giochi, lotto e lotterie, a quelli dell’Interno e della Sanità, se si considera il preoccupante fenomeno della ludopatia, la dipendenza dai giochi.

Già durante la discussione parlamentare della legge di Stabilità alcuni parlamentari, per esempio Luigi Bobba e Michele Anzaldi del Pd, avevano tentato, senza riuscirci, di far passare un emendamento che uniformasse, aumentandolo, il Preu, il prelievo erariale unico sui giochi d’azzardo. Che oggi vede una grande varietà di aliquote. Per il Bingo l’11% sul prezzo di vendita delle cartelle. Per le slot machines il 13% sulle somme giocate, per le videolotteries il 5%, per i giochi online il 3%. La proposta Bobba-Anzaldi prevedeva di uniformare verso l’alto le aliquote. A un certo punto l’aumento era entrato anche nel maxiemendamento di maggioranza al Senato ma poi in sede di coordinamento del testo sul quale fu votata la fiducia lo stesso governo tolse la misura. La forte lobby delle slot machines e dei giochi online tirò un sospiro di sollievo.

Valérie in ospedale, nuovo colpo per Hollande. L’articolo del Corriere della Sera a firma di Stefano Montefiori:

Da una parte il governo e l’Eliseo, che tacciono o ripetono senza neanche più crederci «occorre rispettare la vita privata», come fa in tv la ministra della Cultura Aurélie Filippetti. Dall’altra i fatti, gli eventi che travolgono la strategia di basso profilo scelta finora dal presidente della Repubblica, François Hollande.

Valérie Trierweiler, la compagna del presidente, è finita all’ospedale, venerdì pomeriggio, quando ha saputo delle rivelazioni per lei drammatiche del settimanale Closer su François Hollande e l’attrice Julie Gayet. Non solo. L’appartamento usato dalla coppia clandestina, al numero 20 di rue du Cirque, a soli 130 metri dall’Eliseo, sarebbe legato agli ambienti del banditismo corso.

Due notizie che mandano in frantumi il tentativo dell’Eliseo di contenere lo scandalo, alla vigilia della grande conferenza stampa di domani — presenti 500 giornalisti di tutto il mondo — che avrebbe dovuto rilanciare la politica soprattutto economica del presidente: da settimane l’entourage di Hollande preparava annunci e precisazioni sulla svolta social-liberale di una presidenza in crisi, sul patto di responsabilità con le aziende, sulla lotta alla disoccupazione.

Queste restano le vere priorità della popolazione francese, ma François Hollande si trova costretto oggi a pensare ad altro: la gravissima crisi famigliare, con una compagna ferita che quando si sarà ripresa potrebbe reagire pericolosamente, e i dubbi sulla serietà e lucidità del suo comportamento.

Milan sbancato, Allegri fine corsa. L’articolo del Corriere della Sera a firma di Alessandro Bocci:

Dalla nebbia spessa della Bassa sbuca un ragazzo di talento, già nelle mani della Juventus, pronto a salire sull’aereo per il Brasile con la nazionale. Si chiama Domenico Berardi, vent’anni il prossimo primo agosto, talento esagerato, scanzonato, tocco morbido e un fiuto formidabile per il gol. Quasi da solo schianta il Milan, salva la panchina di Di Francesco e fa felice il patron Giorgio Squinzi, milanista ma per una volta contento della sconfitta dei suoi beniamini. Berardi segna quattro gol, tre nel primo tempo e uno nella ripresa. Nessuno ne aveva mai fatti così tanti al Milan in una volta sola e nessuno, in questo campionato, era mai arrivato a firmare un poker di reti. L’ultimo, l’anno scorso, era stato Maurito Icardi, che adesso sembra impegnato in altre faccende.
Berardi guida la riscossa emiliana in una partita che sembrava stregata e segnata con il Milan in vantaggio 2-0 dopo appena 12 minuti. Il Sassuolo, grazie al suo giovane campione, scavalca Bologna e Chievo ed esce dalla zona rossa della classifica. Non c’è solo lui, sia chiaro. Pegolo nel finale è decisivo due volte, Chibsah e Kurtic prendono in mano la partita nel momento peggiore, ma senza l’abilità del giovane cecchino, che parte largo ma è letale quando entra in area, saremmo qui a commentare un altro risultato. L’ultima stella della serie A, arrivato a quota 11 nella classifica dei marcatori, è anche la speranza di Prandelli che ha appena perso Giuseppe Rossi. Oggi Berardi tornerà in Under 21 dopo la squalifica per non aver risposto ad una convocazione, ma il suo destino, se non si monterà la testa, è la nazionale maggiore.
Difficile, invece, capire quale potrà essere il destino dei rossoneri e quello, immediato, di Allegri. Berlusconi non avrà gradito, anche Barbara è furiosa. E la posizione dell’allenatore torna fortemente in discussione: per oggi è attesa una decisione della società. È un Milan povero, con una difesa allo sbando, incapace di difendere l’uno-due iniziale contro una squadra reduce da quattro sconfitte consecutive. Non è la prima volta che il Diavolo si butta via: nel girone d’andata i rossoneri hanno gettato al vento ben 17 punti dopo essere stati in vantaggio. Il finale all’arrembaggio, anche sfortunato, non basta a salvarlo. Unica nota lieta il debutto di Honda: subito in palla, vivo, dentro il gioco.