Imu, acqua sul fuoco, meno cara che Ici. Tifosi solidali con Delio Rossi

Pubblicato il 4 Maggio 2012 - 10:28 OLTRE 6 MESI FA

Di fisco si muore e si (quasi) uccide; Imu meno cara di Ici; Italia divisa dal pugno di Rossi, “vecchio di merda”; Bossi jr. laureato in Albania; le nozze di Lusi a spese nostre; Draghi soccorre Monti; Milano omertosa come Palermo; 40 mila segnalazioni alla colonna infame di Monti; i partiti d’accordo sul rinvio dei loro tagli a dopo le elezioni; Milano due volte divisa dal derby: un ricco elenco di titoli, tanti temi da discutere con i colleghi o al bar.

Il pugno di Delio Rossi, allenatore della Fiorentina, in reazione all’insulto del calciatore Adem Ljajic, “Vecchio di merda, figlio di…” è la cosa che appassiona di più, soprattutto per la reazione del giudice sportivo (tre mesi di squalifica) e dei fratelli Della Valle, quelli delle scarpe Tod’s, che hanno licenziato in tronco l’allenatore. E anche per le reazioni dei tifosi, tutti per Rossi, come racconta Malcom Pagani sul Fatto Quotidiano. Il licenziamento di Rossi, scrive, è l’ennesima frattura dei Della Valle con la città, “schierata, non da ieri, con il tecnico diventato con il passare delle ore eroe della curva”. Poi anche Pagani scivola nel sociologico, nella deprecazione dei tempi di oggi, che accomuna un po’ tutti i giornali, incluso il Corriere della Sera che con Emanuele Trevi si sente solidale on Rossi, ma l’obbligo del salotto buono impone la condanna. In fondo è la reazione di un uomo mite di fronte alla provocazione di uno che, stando al racconto di Pagani, frequenta più le discoteche di Firenze che le opere di misericordia. Gli sono scappate delle sberle (o pugni? a segno o no?): può capitare. Ricordate la forza liberatoria di Cane di Paglia? Quel che a noi italiani fa male è la pretesa dei giornali di spostare tutto al di sopra, al di là, nel trascendente della sociologia e della mega politica e alla fine perdiamo di vista le cose più semplici.

Lo stesso vale per il dramma di Luigi Martinelli, che ha tenuto per sei ore in ostaggio un impiegato della Agenzia delle entrate di Romano di Lombardia per poi arrendersi. Il Corriere della Sera gli dedica il titolo principale: “Terrore alla agenzia delle entrate” e la notizia è in prima pagina su tutti i giornali, per la notizia in sé ma anche perché è diventato un evento televisivo, con la resa trasmessa in diretta da Servizio Pubblico di Michele Santoro, che da ieri sera si può seguire anche attraverso Blitzquotidiano.

Il Fatto Quotidiano ne fa il primo titolo: “C’è chi è pronto a sparare per le cartelle di Equitalia”. Nel clima di psicosi collettiva che ci sia uno su sessanta milioni che compie il gesto di Martinelli è abbastanza naturale. Nessuno finora ci ha spiegato chi è Martinelli, cosa gli ha dato alla testa, dove gli sono finiti i soldi.

Repubblica conferma quel che già traspariva ieri: i Comuni vogliono farsi la loro società di esazione, in modo da imporle criteri “più umani” e magari, come conseguenza assai voluta, poterci imbucare qualche migliaio di amici e contigui. Chiudete gli occhi, pensate a Giuliano Pisapia e Gianni Alemanno, e vi verranno subito in mente se non i nomi dei nuovi assunti, certo le aree politiche di provenienza.

La conseguenza di tutto questo è che le tasse continueranno a pagarle, inesorabilmente, i dipendenti e i pensionati. Gli imprenditori, che non hanno i soldi perché gli vanno male gli affari o perché i soldi se li sono spesi in crociera, avranno una sponda in più, grazie al peso elettorale o delle mazzette, per non pagare.

Repubblica, dopo anni di allarmismo (e non solo su questo tema), getta acqua sul fuoco dell’Imu: “Ecco quanto ci costerà” e dedica la pagina 2 per riferirci che il Tesoro (cioè il ministero dell’Economia) tranquillizza: “Nessun dramma Imu. 200 euro sulla prima abitazione e il 30% dei proprietari è esente. Con due figli costerà meno della vecchia Ici”.

Il resto.

Sole 24 Ore: “Draghi: crescita priorità europea. Meglio tagliare le spese che alzare le tasse”. Nessuno conosce i veri sentimenti di Mario Draghi, dietro la impenetrabile  maschera dal sorriso eterno come le statue sepolte nella Gungla della Cambogia. Ma si può immaginare. Se per un verso Draghi può pensare a Mario Monti come uno che occupa il posto che toccava a lui, dall’altro un po’ gli farà anche pena, con tutti quei limiti così manifesti e gli ha retto la palla sull’ala del coinvolgimento europeo della crescita. Poi non ha resistito nella critica sulla esagerazione fiscale, di cui, in realtà, Monti ha poco merito e poca colpa, perché il grosso del lavoro l’aveva fatto il tanto vituperato Giulio Tremonti. Ma Tremonti aveva agito sotto traccia per non rompere il delirio onirico di Berlusconi e la tentazione di appropriarsi del piatto già pronto e servito era davvero irresistibile.

Il Manifesto denuncia una delle tante assurdità italiane, lo scandalo dell’acqua, che il sindaco di Roma Gianni Alemanno, insiste a voler privatizzare nonostante il referendum recente e contrario: “L’acqua marcia. Mini-sindaci in piazza, blitz al Campidoglio dei movimenti per i beni comuni. A Roma esplode la protesta contro ALemanno, che vuole vendere le quote Acea: sta violando l’esito del referendum”.

Il problema è che l’acqua non fa chic, non è il petrolio, è persin meno dell’oro, del rame, dello zinco, tutte materie prime che eccitano poco i giornalisti italiani. Pochi ne parlano. E noi paghiamo bollette sempre più care.

Fatto Quotidiano: “Lusi, nozze di lusso a spese nostre. Renzo Bossi, laurea albanese”, proprio come un terrone qualunque. Viene il sospetto che terrone non sia un attributo geografico, ma una categoria dello spirito. Il Corriere della Sera aggiunge: “Le imprese del Trota. In un anno 29 esami: la laurea veloce di Renzo Bossi”.

Repubblica. Al processo per il taxista a Milano si scopre che l’omertà, figlia della paura, abitano anche nel grande, ricco, evoluto Nord: “La Milano dell’omertà. Qui niente testimoni”, scrive Piero Colaprico. Facile dire: lo Stato non ti protegge e quindi…”. È proprio il sistema in cui viviamo, con tutti i suoi garantismi, a volte preziosi ma spesso dannosi, a favorire i criminali e a penalizzare la gente non diciamo per bene ma normale.

Messaggero: “Partiti, slitta la riforma”; Stampa: “Salta l’accordo per tagliare i soldi ai partiti. Se ne parlerà dopo le elezioni”.

In fondo il veleno, distillato nel sommario del Messaggero: “Anticorruzione, Pdl verso il no” e della Stampa: “Berlusconi, nessuna rottura con la Lega” (altro che Ruby nipote di Mubarak) e esplicitato in un titolino a 2 colonne sul Giornale di Paolo Berlusconi, fratello di Silvio: “Berlusconi tentato dall’appoggio esterno al governo di Monti”.

Sulla Gazzetta dello Sport il conto alla rovescia per i derby milanese di domenica sera. Il cuore di Milano è diviso, perché se l’Inter vince la Juventus, cioè l’odiata Torino prende lo scudetto.  Se vince il Milan, l’orgoglio di Milano è salvo ma l’odiata Inter si aggiudica il derby.