“Osservata la particella di Dio”: dal Cern trapela una nota riservata, gli esperti si dividono

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 27 Aprile 2011 - 09:07| Aggiornato il 1 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

photo credit: ATLAS Experiment © 2011 CERN

ROMA – Il bosone di Higgs, anche detto la particella di Dio, è una particella elementare ipotizzata negli anni ’70 dal modello standard delle particelle, la cui esistenza spiegherebbe perché la materia ha massa e che sarebbe stato osservato per la prima volta all’LHC (Large Hadron Collider) del Cern di Ginevra, dall’esperimento Atlas. Se la scoperta venisse confermata, dovremmo prepararci ad una rivoluzione nel mondo della fisica moderna, ma come per tutte le grandi scoperte lo scetticismo è d’obbligo.

La notizia infatti non è stata pubblicata su una rivista specializzata, ma è trapelata nella rete di internet attraverso il blog “Not even wrong”di Peter Woit, matematico della Columbia University, che avrebbe diffuso una nota riguardante i primi risultati dell’esperimento, nota destinata a circolare nel mondo scientifico ed ancora da confermare.

L’esperimento Atlas ha osservato un segnale di 115 gigaelettronvolt (Gev) dovuto al decadimento del bosone in due fotoni, aventi un impulso energetico che corrisponde a quello previsto per la massa del bosone di Higgs (in fisica la massa delle particelle elementari è misurata in energia, piuttosto che in chilogrammi) anche se il segnale osservato da Atlas si è rivelato 30 volte più grande del valore aspettato.

“Il presente risultato è la prima osservazione definitiva della fisica secondo il modello standard. In un futuro molto vicino potremmo trovare un’eccitante nuova fisica, incluse nuove particelle”, si può leggere dalla nota ad uso interno trapelata nel blog, che comunque non rappresenta un risultato ufficiale.

James Gillies, responsabile al Cern, ha spiegato che “è ancora troppo presto per dire se c’è qualcosa oppure no. La grande maggioranza di queste note viene smentita prima ancora di vedere la luce del giorno”, e non sarebbe la prima volta che ad una più attenta analisi dei dati i risultati si rivelino errati o male interpretati.

Questo è il motivo per cui la notizia è stata accolta dalla comunità scientifica in un misto di eccitazione e scetticismo, poiché la scoperta rivoluzionerebbe la fisica delle particelle, come ha osservato anche Gillies: “Tutti vorrebbero scoprire qualcosa che ci porti oltre il modello standard – ed ha aggiunto – ma una conferma del modello standard per il bosone di Higgs all’LHC dal punto di vista della fisica sarebbe una conferma abbastanza noiosa. Quello che speriamo ed attendiamo è che si possa trovare qualcosa che vada al di là di ciò che è stato previsto”.

Intanto gli esperimenti al Cern continuano e il 22 aprile l’acceleratore di particelle più grande del mondo, con i suoi 27 chilometri di tunnel sotterranei, ha raggiunto un nuovo record di energia, arrivando a sviluppare una potenza che è pari solo alla metà della sua capacità massima, che a Ginevra prevedono di sviluppare entro il 2012.

Il prossimo anno potrebbe dunque essere decisivo per capire se effettivamente la particella di Dio esista o meno così come prevista nel modello standard, come ha confermato Gustaaf Brooijmans, collaboratore di Atlas della Columbia University in una conferenza stampa dello scorso febbraio: “In linea di principio entro il 2012 saremo in grado di escludere l’esistenza del bosone di Higgs, ovviamente se non esistesse. Se esistesse invece osserveremmo un piccolo segnale, la cui entità dipenderebbe dalla sua massa e dal tipo di segnale rivelato”.