Benigni, da Berlinguer a Beppe Grillo: a Sanremo Costituzione pacifista, art 11 tagliato sulla linea di M5s e Lega

Benigni, da Berlinguer a Beppe Grillo: a Sanremo Costituzione pacifista, art 11 tagliato sulla linea di M5s e Lega, ma il gioco è più grsnde e l'interesse dell'Italia è contro Putin

di Maarco Benedetto
Pubblicato il 8 Febbraio 2023 - 17:34 OLTRE 6 MESI FA
benigni e berlinguer

benigni e berlinguer

La involuzione di Benigni da Berlinguer a Beppe Grillo. Ne avete preso atto l’altra sera in diretta dal Festival di Sanremo.

Quel Benigni che umanizzò il segretario del Pci Enrico Berlinguer prendendolo in braccio, a Roma, il 16 giugno 1983, in occasione di una manifestazione per la pace, si è inginocchiato davanti al presidente della Repubblica Mattarella. E fin qui niente da obiettare, anzi. Però poi, e questo non è accettabile nemmeno da una gloria internazionale, si è appiattito sul credo pacifista cui inneggiano grillini e leghisti. Pieegando la Costituzione a suo uso e consumo. E questo proprio no buono. Ci ha messo una pezza osannando la Costituzione “più bella”, cosa che dicono in molti a sinistra senza averne letto altre”.

E poi il passaggio che non mi è piaciuto.“Pensate all’articolo 11, ha detto.’L’Italia ripudia la guerra’. Se lo avessero adottato tutti i Paesi non esisterebbe più la guerra sulla Terra”. E allora perché in Italia ci sono Esercito, Marina, Aviazione? Perché Roberto Benigni ha dimenticato un pezzo dello stesso articolo 11. Il testo completo recita:
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Che è esattamente quello che ha fatto il caro Putin per completare l’opera avviata qualche anno fa nell’est della Ucraina. Lo scontro fra Occidente e Russia ex sovietica era in atto da tempo, una guerra strisciante che vedeva i feriti ucraini curati in Germania in ospedali americani. Putin ha alzato il tiro quando si è sentito sicuro di potere fare il comodo suo con l’avvento di Joe Biden alla presidenza degli Usa.

Il predecessore Donald Trump era stato già un fedele esecutore della grande strategia di Putin: sfascio di Nato e Europa, guerra commerciale alla Cina, abbandono dell’Afghanistan. Il genio di Putin si è manifestato nella infiltrazione della destra. Brexit è un capolavoro dei conservatori inglesi che hanno fatto Lord, cioè pari del Regno, il figlio dell’ultimo capo stazione del Kgb a Londra. Biden ha una macchia da nascondere, il figlio Hunter, che prendeva mezzo milione di dollari all’anno da una azienda di Kiev senza titolo particolare.

E ha fatto del suo meglio per essere all’altezza di Trump, abbandonando i poveri afghani al loro destino con una ritirata più vergognosa di quella di Nixon dal Vietnam. Il Partito Democratico americano non ha permesso a Biden di andare oltre e ha reagito. Che poi la storia dia almeno in parte ragione a Putin. E che Putin ricalchi la grande strategia difensiva tracciata da Stalin, il più grande di tutti,che salvò la Russia dal diventare un campo di patate e di deportazione dei tedeschi, a noi che viviamo in Italia, al riparo dell’ombrello della Nato e degli USA deve importare poco.

Fermare Putin è un segnale forte che mette al sicuro i Paesi dell’Est europeo, vicini a noi per sangue, storia, cultura e soprattutto interessi. E è un segnale anche per la Cina. Dopo essere stata isolazionista da sempre e colonizzata fra ‘800 e ‘900 la Cina di Deng si è affacciata al mondo. La sua economia è intrecciata a quella americana ma in Europa ha solo sbocchi produttivi e soprattutto commerciali. E con l’Europa ha solo conti da saldare rispetto al colonialismo. In Cina, è stato sottolineato, perdere la faccia conta più del denaro.