Grecia, isole contro Tsipras: “Se ci toglie aiuti fiscali il turismo collassa”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Luglio 2015 - 13:31 OLTRE 6 MESI FA
Grecia, isole contro Tsipras: "Se ci toglie aiuti fiscali il turismo collassa"

Grecia, isole contro Tsipras: “Se ci toglie aiuti fiscali il turismo collassa”

ATENE – Isole greche pronte alla rivolta contro Tsipras: se cadono le facilitazioni fiscali per le isole greche si rischiano “effetti tragici” sul turismo, ma il ritorno alla dracma sarebbe uno scenario ancora peggiore. Sono questi i commenti dei sindaci di tre isole rappresentative come Paxos, Paros e Samo.

Nel piano presentato da Tsipras al Parlamento, tra le altre misure, è prevista l’eliminazione degli sconti sull’Iva per le isole che per mesi era stata una linea rossa invalicabile. L’idea spaventa i sindaci delle isole, principale motore del turismo, che rappresenta il 30% del pil greco.

Molto dipende da come sarà articolata la misura, ma se le facilitazioni sull’Iva – attualmente al 6,5% – spariranno del tutto “ci saranno effetti tragici”, ha detto all’Ansa il sindaco di Paros, una delle isole più frequentate nelle Cicladi. Tre i motivi elencati da Markos Koveos, eletto con una lista civica: “Il costo della vita, per chi nelle isole ci vive tutto l’anno, aumenterebbe a livelli insopportabili. Poi sarebbe un colpo al turismo perché perderemmo competitività rispetto ai paesi vicini come Turchia e Malta, ma anche verso Italia e Spagna. Inoltre gli operatori non potrebbero scaricare l’aumento sui clienti e dovrebbero ridurre i prezzi, col risultato di avere minori incassi e quindi minor gettito fiscale”.

Senza contare, che l’eliminazione dello sconto “sarebbe contro la Costituzione, che prevede aiuti per chi vive le difficoltà della vita sulle isole”. Su analoga lunghezza d’onda è il sindaco di Paxos, nelle Ionio, a sud di Corfù. “Sarebbe una misura contro il turismo – sostiene Spyros Vlahopoulos – ma l’impatto dipende dalla sua messa in atto. Se salirà di qualche punto sarà in qualche modo assorbibile. Se va al 23% sarà un altro motivo di recessione”.

Vlahopoulos è chiaramente amareggiato. Nella sua isola il ‘no’ ha superato il 70%, ma lui ha votato sì, anche se era stato tentato dall’Oxi per reazione alla campagna di Juncker. “Siamo tutti molto preoccupati. La realtà è che abbiamo detto ‘no’ ad una manovra da 8,5 miliardi ed ora ne firmiamo una da 12 o 13. Cioè andiamo a firmare un accordo peggiorato del 50%. Tsipras ha fatto un errore. Ma non possiamo farci niente”.

Il sindaco di Paros, che si definisce un liberal-socialista, spera in una spaccatura ed in un rimpasto di governo. “In Grecia tutti i comuni dipendono dai finanziamenti europei. Se li perdiamo è una catastrofe. E spero che l’ala dura di Syriza si stacchi, esca dal governo. Lafazanis (il ministro dell’Energia, che guida la fronda, ndr) è un estremista: vuole che la Grecia esca dalla Ue e torni alla dracma. Non lo dice apertamente ma lui e quelli come lui sono dei marxisti. E se vincono loro, nulla sarà più come prima. La Grecia farà la fine dell’Argentina, anche peggio, perché loro hanno l’autosufficienza alimentare, mentre noi importiamo il 70% di quello che mangiamo”.

La preoccupazione di tutti la esprime Mixailis Angelopoulos, sindaco di Samo, grande isola del Dodecanneso e rappresentante per le isole dell’associazione nazionale dei comuni greci, nonché al Consiglio d’Europa: “A questo punto la cosa più importante è arrivare ad un accordo con la Commissione europea e le altre istituzioni”. Costi quel che costi? “Se perdiamo le facilitazioni sull’Iva sarà un ostacolo grave per il turismo”. In tutti paesi europei, osserva Angelopoulos, le isole sono fiscalmente protette. Ma dal suo punto di vista, a poche miglia dalle coste turche, solleva l’altro argomento che avvelena l’Europa: “Per noi il problema tossico, quello che ci può far morire è l’immigrazione clandestina: servono un piano nazionale e scelte coraggiose dell’Europa”.