Turchia, i giovani non si piegano a Erdogan: ancora in piazza

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 3 Giugno 2013 - 20:23| Aggiornato il 4 Giugno 2013 OLTRE 6 MESI FA
Turchia, a Istanbul migliaia di giovani ancora in piazza contro Erdogan

Recep Tayyip Erdogan (Foto Lapresse)

ISTANBUL – I giovani turchi 2.0 non si piegano al premier Recep Tayyip Erdogan: dopo giorni di proteste, feriti e due morti, uno a Ankara e uno a Istambul, con la polizia che lanciava lacrimogeni e, probabilmente, gas tossici ad altezza d’uomo, i manifestanti sono tornati in piazza Taksim, a Istanbul, lunedì sera. Ma anche ad Ankara e in altre località della Turchia. E con loro sono scesi in piazza i poliziotti, e sono ripresi gli scontri. 

Mehmet Ayvalitas è morto investito da un’auto, non è chiaro se un taxi o una macchina della polizia. Dopo ore di agonia in ospedale nella notte è morto anche Ethem Sarisuluk, colpito da una pallottola alla testa.

Anche loro protestavano contro l’abbattimento di 600 alberi a Gezi Park, deciso per far posto ad un centro commerciale. O meglio, questo il pretesto per lo sfogo di un sentimento di distanza dal premier turco che si sta sempre più acuendo, distanza tra giovani aperti e un leader sempre più chiuso su posizioni filo-islamiche.

La distanza si amplia anche perché Erdogan non fa passi indietro. In conferenza stampa, prima di partire per il Maghreb (Marocco, Algeria e Tunisia), ha liquidato le manifestazioni come “orchestrato da estremisti”, forse persino grazie alla complicità di “soggetti stranieri”.

Non solo: ha anche elogiato l’azione delle forze dell’ordine. Parole diverse da quelle del presidente della Repubblica kemalista, Abdullah Gul:  “Bisogna porre fine alle violenze. Invito tutti i miei concittadini alla ragione. Tutti devono rispettare le regole, e se vogliono esprimere le loro opinioni devono farlo in maniera pacifica”.

Un concetto difficile da mettere in pratica, se si considera che per Erdogan nemmeno i social network vanno bene. “Veicoli di disinformazione”, li ha definiti il premier. Proprio da twitter arrivano le critiche presidente del Parlamento europeo, il tedesco Martin Schulz: “La severità con cui la polizia ha risposto alle proteste è assolutamente sproporzionata e non potrà che condurre all’allargamento delle proteste”.

Critiche anche dagli Stati Uniti, con il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, che annuncia che Washington segue da vicino e con preoccupazione gli sviluppi degli eventi Turchia. Si appella alla fine delle violenze. Ma se la notte scorsa sono state lanciate bombe molotov negli uffici dell‘Akp (il partito islamico moderato di Erdogan) questa notte non si prevede molto più tranquilla.

I giovani turchi continuano a protestare. Finché anche Erdogan non riconoscerà la loro primavera.