Blair rinuncia a presentare un libro per i contestatori. Dell’Utri li ha sfidati. Uno stile “british” li accomuna. Meglio di quei politici italiani che danno a chi protesta del “fascista” o “squadrista”

Pubblicato il 7 Settembre 2010 - 18:06 OLTRE 6 MESI FA
tony blair

Tony Blair

Essere contestati non piace a nessuno, ma in democrazia non si può proibire la manifestazione del dissenso, anzi il dissenso è l’essenza della democrazia. Questo elementare principio, è sconosciuto alla maggioranza dei politici, e Tony Blair non è da meno.

Però Blair sa che in Gran Bretagna fare la faccia feroce non paga perché nella sua sublime ipocrisia la classe dominante inglese ha abituato i cittadini al fatto che rispetta il dissenso, anche se, naturalmente, nelle forme più blande. Per le forme più radicali, Scotland Yard, la polizia dell’area metropolitana londinese, ha una “Special branch” che sa il fatto suo e gode, come le altre attività meno nobili della polizia e dei servizi speciali, di una impunità quasi assoluta.

Ma rischiare la faccia per presentare un libro a qualche decina o centinaia di ammiratori e contestatori non ne vale la pena e Blair lo sa bene. Inoltre nutre grandi ambizioni di grandi incarichi internazionali e sa che troppi schizzi, di fango o uova marce, finirebbero per nuocere alla sua immagine di statista super partes amato dai popoli. Per questo insieme di ragioni, l’ex primo ministro britannico ha  annullato la presentazione del suo libro che doveva tenersi in una libreria di Londra, per timore di nuove contestazioni dopo quelle subite a Dublino.

Si possono solo immaginare gli epiteti che in cuor suo Blair avrà indirizzato a quelli che gli hanno rovinato la festa.

Invece da noi la decomposizione dei canoni della manifestazione politica ha trasformato in prassi l’uso di etichettare come “estremisti”, “terroristi”, “antidemocratici” coloro che sollevano critiche. C’è una specie di nostalgia dei linguaggi forti degli anni ’70, anche se per fortuna il tutto è solo finalizzato alle dichiarazioni per le agenzie di stampa e i siti internet. Poi di nuovo tutti amici, per un caffé alla “bouvette”, il nar privato deiparlamentari.

Ricordiamo quello che è successo attorno alle contestazioni subite dal presidente del Senato Renato Schifani, che era intervenuto alla festa del Pd a Torino. I manifestanti hanno insultato Schifani, ma sono rimasti dietro i cordoni e hanno evitato comportamenti violenti. Il servizio d’ordine è anche prontamente intervenuto in maniera “energica”, allontanando i “facinorosi”. Quindi, di fatto, non è successo nulla a parte qualche fischio e qualche strillo.

Piero Fassino, che era sul palco assieme al presidente del Senato, ha additato i manifestanti come “squadristi”. Per Schifani si è trattato di “esempi di antidemocrazia”. Il moderatore del dibattito, il giornalista Giuliano Giubilei, è invece arrivato alla definizione di “fascisti”. Tutti epiteti che sembrano un po’ eccessivi per chi alla sua maniera dava voce al fastidio che in modo crescente gli italiani provano verso gli “uomini del Palazzo”. Esattamente quello che ogni Costituzione democratica (ivi compresa quella italiana) garantisce.

Se poi è la stessa opposizione a operare questa “censura del dissenso”, il pericolo raddoppia: chi sarà infatti a vigilare sul comportamento dei governanti, effettuando quel controllo che dovrebbe essere necessario a mantenere gli equilibri della democrazia?

Gli strilli di Torino hanno fatto fare una figura da gran signore al senatore Marcello Dell’Utri, che, sempre per presentare un libro, proprio come Blair,  è stato contestato due volte nel giro di pochi giorni a Como e una volta a Milano: dopo la prima manifestazione, il senatore del Pdl (che insiste a riproporre come autentici i Diari inediti di Mussolini che editori come Mondadori e Espresso hanno annusato e lasciato cadere) ha ben pensato di tornare sul “luogo del delitto” e alla fine è riuscito a parlare.

Blair, nella visione planetaria di se stesso, ha preferito defilarsi, Dell’Utri ha optato per la via della sofferenza e del martirio. Ognuno ha il suo stile, ognuno ha i suoi obiettivi d’immagine e politici. Però va detto a onore di Dell’Utri che non ha dato degli “squadristi” ai manifestanti. British Sicilian: non a caso i primi inglesi che decisero di impiantarsi in Italia scelsero proprio la Sicilia.