Riforma sanitaria Usa: i retroscena dei negoziati al Senato e quel “vizietto” universale

Pubblicato il 27 Gennaio 2010 - 10:46 OLTRE 6 MESI FA

La riforma del sistema sanitario americano è tornata in bilico dopo che il partito democratico, quello del presidente Barack Obama, ha perduto il seggio nello stato del Massachussets che fu di Ted Kennedy e che era fondamentale nell’equilibrio di voti al Senato.

Il seatore Harry Reid

Ora la riforma dovrà affrontare l’esame della Camera, dove i repubblicani si apprestano a dare battaglia. Intanto si scava nei retroscena delle votazioni  Senato di un mese fa e si scopre che quel risultato non è solo frutto di una maggioranza di seggi, ma, con buona pace pace delle ambizioni dittatoriali del duo Berlusconi&Brunetta, sono anche il risultato di mesi di negoziazioni condotte nella massima discrezione con i senatori del suo stesso partito. Infatti in America, sempre con buona pace della premiata ditta B&B, il parlamento è del tutto autonono rispetto al Presidente e al Governo. Il Parlamento rappresenta gli elettori e le varie istanze locali,  e ha una sua legittimazione autonoma rispetto al potere centrale del partito.

Per questo, per Obama l’esito della votazione non è mai stato scontato a causa, non solo, dell’opposizione del partito repubblicano ma, soprattutto, delle reticenze e perplessità nelle fila democratiche. Alla fine, il testo è stato approvato al prezzo di notevoli cambiamenti rispetto alla bozza originaria. E anche al prezzo di più materiali compromessi presi di volta in volta con i singoli senatori.

Queste trattative hanno un responsabile, in inglese un “deal-maker”, un “uomo dell’accordo”, alias il leader della maggioranza Harry Reid, un nome che non dice forse niente al lettore italiano. Il suo compito è stato preparare il compromesso che mettesse d’accordo tutti e 60 i senatori democratici di tutte le diversificate tendenze partitiche – liberal moderati o conservatori. Per settimane Reid ha lavorato giorno e notte, modificando la bozza di legge, conferendo con i senatori per attenuare i punti di scontro nel testo, producendo diverse stime dei costi della legge.

Ma Reid ha dovuto anche procedere a metodi più prosaici per vincere le resistenze dei senatori scettici. Nel pacchetto della legge per la riforma sanitaria, nel reparto spesa si leggono investimenti dello stato molto specifici e quindi un poco sospetti: 100 milioni per un ospedale in Connecticut, 100 milioni di copertura alla sanità in Louisiana, e altre voci ancora. Sono le regalie che Reid, l’uomo dell’accordo, ha dovuto concedere sul tavolo della negoziazione a chi non era convinto dalla legge ma che per ragioni particolaristiche, ovvero elettorali, poteva farsi convincere dall’ “investimento” giusto. Ogni politico ha il suo prezzo, perfino i senatori della Louisiana o del Connecticut.

Anche in Italia, abbiamo una certa consuetudine con questa tipologia negoziale. Nella politica nostrana il momento preposto ai sacri scambi è quella legge finanziaria dove negli anni i politici si sono accordati gli investimenti più stravaganti, cercando nel contempo di fare il minor numero possibile di scontenti. Al punto che un grande vecchio come Paolo Cirino Pomicino teorizzò un giorno la “distribuzione di vol-au-vent”.

Anche in America, la pratica scandalizza solo gli ingenui. A Capitol Hill questo genere di accordi si fa dalla notte dei tempi. Uno come Reid mette solo in risalto questa prassi.

“E’ bravissimo a parlare con i senatori, ad ascoltarli ed a immaginare cosa vogliono” – dice John Shepard, responsabile di un istituto di ricerca politica– “Questa legge e’ imponente. Mi tolgo il cappello di fronte a Reid”

Anche durante la presidenza Clinton, si tentò di riformare il sistema sanitario. Ma allora il progetto naufragò a causa delle divisioni nel partito democratico. Oggi verrebbe da dire che non si trovò un deal-maker come Reid.