Ucraina. Putin: “Ritiro truppe ma userò forza se serve”. Sebastopoli sarà russa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Marzo 2014 - 12:11 OLTRE 6 MESI FA
Ucraina. Putin: "Ritiro truppe ma userò forza se serve". Sebastopoli sarà russa

Ucraina. Putin: “Ritiro truppe ma userò forza se serve”. Sebastopoli sarà russa

ROMA – Ucraina. Putin: “Ritiro truppe ma userò forza se serve”. Sebastopoli sarà russaVladimir Putin ha ordinato il ritiro delle truppe ammassate sul confine ucraino: resta il presidio a protezione delle basi navali in Crimea. Al momento “non c’è la necessità” di inviare truppe russe in Ucraina, anche se “la possibilità rimane”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin citato dall’agenzia Itar-Tass aggiungendo che “la Russia si riserva il diritto di ricorrere a tutti i mezzi per proteggere i russi in Ucraina”. Sebastopoli voterà il 30 marzo un referendum diverso da quello che sarà sottoposto agli elettori della Crimea: il quesito, a meno di sorprese, sarà per l’adesione alla Russia. Lo dice all’ANSA Ivan Komelov, membro della commissione incaricata di redigere il quesito referendario: l’annuncio, ha detto, tra pochi giorni.

Dal punto di vista diplomatico nessuna soluzione è in vista con la Russia sull’Ucraina: lo ha detto il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier dopo aver incontrato a Ginevra il suo collega russo Serghiei Lavrov. Tuttavia il ritiro dell’ultimatum ha allontanato i rischi immediati di scontro armato. La vittoria dei movimenti anti-Ianukovich in Ucraina è “una grande sconfitta per la Russia“: lo scrive il Wall Street Journal citando una fonte autorevole del Cremlino. “Per noi, la conclusione è che l’Occidente ha vinto nel realizzare un colpo di Stato”, afferma la fonte anonima al quotidiano Usa.

“Abbiamo fatto gli stessi errori” del 2004, con l’avvento della rivoluzione arancione guidata da Iulia Timoshenko. Si spiega anche con questo sentimento di sconfitta l’azzardo di Vladimir Putin che prima ha lanciato un drammatico ultimatum, poi lo ha ritirato. O con la minaccia di stamattina, subito smentita, di spostare il confronto con gli Usa sul piano della guerra valutaria: se gli Usa introdurranno sanzioni contro la Russia, Mosca sarà costretta a lasciare il dollaro per altre valute e creare il proprio sistema di calcolo e pagamenti, ha annunciato il consigliere economico del Cremlino Serghiei Glaziev, citato da Ria Novosti. “Il tentativo di imporre sanzioni alla Russia si trasformerà in un crollo di tutto il sistema finanziario americano, che porterà alla fine del dominio Usa nel sistema finanziario mondiale”, ha aggiunto.

Il Cremlino ha smentito subito circoscrivendo le frasi di Glaziev al solo ambito accademico. O, più verosimilmente, alla turbolenta fase attraversata dal rublo, in caduta libera fino ai picchi del 10% dall’inizio del 2014, con il costante fenomeno della fuga di capitali verso l’estero  a causa dell’instabilità economica, cui la temerarietà di Putin aggiunge il peso dell’instabilità politica: nonostante la volontà di Putin di ottenere un taglio dei tassi d’interesse, la banca centrale proprio ieri è intervenuta in direzione opposta.

La Banca centrale ha così aumentato il proprio tasso di riferimento dell’1,5%, portandolo da 5,5% al 7. Decisione, ha spiegato senza citare l’Ucraina, motivata dall’obiettivo di frenare «i rischi di inflazione e di instabilità finanziaria associati con l’aumento del livello di volatilità sui mercati finanziari». (Antonella Scott, Il Sole 24 Ore)

Se gli Stati Uniti hanno minacciato l’interruzione di ogni collaborazione in essere (militare, strategica inclusi i delicati dossier Iran e Siria) il fronte più caldo è rappresentato dai rapporti commerciali, che riguarda ovviamente anche l’Europa in prima battuta (la Ue è il primo partner della Russia) da cui la distanza di posizioni con gli Stati Uniti a proposito di sanzioni. Sul fronte del gas, si guarda alle decisioni di Gazprom: a partire da aprile la Russia cancellerà lo sconto sul gas concesso a dicembre all’Ucraina e che ha fatto scendere il prezzo del metano da circa 400 a 268,5 dollari per mille metri cubi, ha fatto sapere l’ad di Gazprom Alexiei Miller citato dall’agenzia Itar-Tass.