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Usa e India sull’orlo di una crisi diplomatica per una colf

Usa e India rischiano l'incidente diplomatico a causa di una colf. Si chiama Sangeeta Richards, è indiana ed era la domestica della viceconsole generale di New Delhi negli Usa, Devyani Khobragade. La Khobradage è stata arrestata per aver frodato sul visto della sua domestica e di aver dichiarato di pagarla 4.500 dollari al mese ma di avergliene poi dati solo 573. Un boomerang per la diplomatica indiana: era stata lei, infatti, ad attivare la polizia newyorchese accusando la sua cameriera di furto e tentativo di ricatto. Sangeeta, la colf, sulla quale pende un mandato di cattura dell'India, ha fornito alla Procura di New York le prove per arrestare la sua datrice di lavoro. Arresto della Khobragade poi avvenuto il 12 dicembre, per frode nel visto di soggiorno e falsa testimonianza. Racconta Ennio Caretto sul Corriere della Sera: La signora, trentottenne, sposata, con un figlio piccolo, fu spogliata, frugata fisicamente, rinchiusa in una cella con altre donne detenute e più tardi rilasciata su cauzione di 250 mila dollari [...] secondo le severe leggi americane, rischia il processo e fino a un massimo di 15 anni di carcere. Di qui la reazione dell'India: L’arresto e «l’indegno, barbarico trattamento» di Devyani Khobradage, come New Delhi lo definì, suscitò un’aspra reazione da parte del governo e del pubblico indiani. Il governo chiese subito l’annullamento dei capi d’accusa contro la sua viceconsole in America e le scuse di Washington, ma non ottenne che un’espressione di rammarico del segretario di stato John Kerry per l’accaduto. Il pubblico pretese dure ritorsioni.

Bolivia, il sindacato dei bambini difende il lavoro minorile: “Non vietatelo”

C'è un "sindacato dei bambini" che lotta per difendere il lavoro minorile contro i politici che vogliono vietarlo. Succede in Bolivia, dove l'Unatsbo, l'organizzazione sindacale dei bambini, sta lottando per un diritto protetto dalla Costituzione: lavorare fra i 6 e i 14 anni. Eccetto 23 categorie di lavori pericolosi, un piccolo boliviano è utilizzabile legalmente come manodopera. Spiega Michele Farina sul Corriere della Sera: Vogliono difendere il loro diritto al lavoro. E le loro conquiste, che saranno paradossali ma restano pur sempre conquiste: i piccoli venditori ambulanti di giornali per esempio organizzandosi hanno visto raddoppiare la paga. Difendono la loro realtà: in Bolivia un minore su 3 lavora. Su 10,5 milioni di abitanti ci sono 850 mila lavoratori sotto i 18 anni, mezzo milione tra i 6 e i 14, tra le foreste e gli altopiani della nazione più povera del continente. Un esercito di infanti minatori, fabbricanti di mattoni, lustrascarpe e lustratombe come Lourdes Sanchez Cruz, 15 anni, eyeliner e poncho fatto a mano, che il giornale tedesco Die Zeit ha seguito tra le cappelle del cimitero di Potosì, all’ombra del Cerro Rico e delle sue gallerie dove sudano tremila bambini. Nei giorni buoni Lourdes riesce a pulire quattro o cinque tombe e a essere pagata dalle famiglie. Non vuole fare la fine di suo padre, minatore a vita con i polmoni rovinati. Come Lourdes, molti bambini boliviani, lavorando, riescono a pagarsi gli studi:
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