Università: nella classifica delle migliori del mondo solo Bologna e Roma, ma la Gelmini non le considera

Pubblicato il 18 Settembre 2010 - 10:33 OLTRE 6 MESI FA

E’ uscito l’elenco QS delle migliori università al mondo. L’evento è importante perché questo catalogo è considerato, insieme a quello dell’università di Shangai, come la classifica capace di far dormire sogni poco tranquilli a qualche rettore. Sono loro a fare il pedigree del settore accademico, anche se, c’è da dirlo, i criteri sono senz’altro discutibili. Per accorgersene basta, d’altronde, mettere le due liste l’una di fianco all’altra, e notare così le tante differenze.

Questa annata riserva molte riconferme, e una sorpresa. Per l’Italia, come era da previsioni, e come da anni è routine, le gratificazioni non sono arrivate. Tra le duecento migliori università del mondo, ce ne sono solo due segnate dal tricolore. D’altronde, prima di giungere alla nostra bandiera, si è costretti ad una lenta, e minuziosa, perlustrazione del lungo rotolo di nomi.

Armati di pazienza, scorgiamo infine il nome di Bologna, la veneranda Alma Mater Studiorum, considerata la prima università del mondo occidentale (1088), purtroppo solo centosettantaseiesima università, nel mondo del 2010, per meriti scientifici. L’ateneo della capitale, si piazza centonovantesimo, solo qualche punto prima che la fine della classifica. Per quanto riguarda le prime cento università europee, il risultato cambia di poco. Ancora solo Roma e Bologna, e, ancora, in posizioni di basse. L’Italia è preceduta da un gran numero di paesi europei: Inghilterra, Germania, Francia, Svizzera, Danimarca, Olanda, Belgio, Svezia, Austria, Norvegia, Irlanda, Russia e Finlandia.

Ma la vera notizia della classifica è più che altro la defenestrazione di Harvard, per anni considerata la migliore università del mondo. A realizzare il prestigioso sorpasso, è la storica università inglese di Cambridge, secolare fucina delle elite politiche ed economiche britanniche. Il resto della top ten è occupato da Yale, lo University College di Londra, il Mit di Boston, Oxford, l’Imperial College di Londra, l’università di Chicago, il California Institute of Technology, e infine Princeton. Gli anglosassoni in cima al mondo dunque, con sette istituti americani e tre inglesi. In totale 22 paesi sono rappresentati nei primi centro istituti, 4 in più dello scorso anno. Di questi 15 sono asiatici, con in prima fila l’Università di Honk Kong al ventitreesimo posto.

La classifica di QS prende in considerazione la qualità della ricerca, la capacità di trovare un lavoro per i neo-diplomati, l’impegno nella didattica e l’autorevolezza internazionale. I metri di giudizio sono perfettamente opinabili. Si noti che la classifica stabilita dal ministro Gelmini per attribuire i fondi statali vede Roma e Bologna ben lontane dalla testa della classifica.

Negli anni precedenti, QS aveva portato a termine la sua ricerca congiuntamente con il Times di Londra. Quest’anno il quotidiano britannico preferisce lavorare indipendentemente, a causa di dissensi riguardo ai parametri valutativi, in particolare in rapporto all’alto punteggio assegnato da QS a criteri soggettivi, come la percezione dello staff accademico e amministrativo.