Salute / Ricercatori di Napoli scoprono gene “spazzino”, possibile cura per Parkinson e Alzheimer

Pubblicato il 26 Giugno 2009 - 01:14 OLTRE 6 MESI FA

Si aprono nuovi scenari di speranza. Da domani potrebbe essere possibile curare malattie gravi e neurodegenerative come il morbo di Parkinson, l’Alzheimer, la corea di Huntington, per le quali oggi non esistono terapie risolutive. Come? Stimolando un “gene spazzino” che abbiamo già nelle nostre cellule, ma di cui nessuno si era mai accorto.

La scoperta è stata fatta da una equipe di medici di Napoli, ricercatori tutti italiani dell’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) diretto dal dott. Andrea Ballabio.

Nelle nostre cellule, hanno spiegato, c’è un sistema che, se stimolato, può ripulirci da molecole tossiche che sono proprio le responsabili di varie malattie neurodegenerative. Stimolando questo gene che fa da “interruttore” (chiamato TFEB) si potrebbe evitare l’accumulo di sostanze nocive nelle cellule. In questo modo si potranno curare circa 50 malattie neurodegenerative.

La scoperta dei medici del Tigem è così sensazionale che sarà presente sul prossimo numero della prestigiosa rivista “Science”.

La ricerca del Tigem è durata un anno e ha permesso di capire che la fabbricazione e le attivita’ dei lisosomi, piccoli ‘granelli’ presenti in ogni cellula che hanno il compito di trasformare in sostanze innocue tutti i prodotti tossici del metabolismo, e’ sotto il controllo di una fitta rete di geni che ‘risponde’ a sua volta a TFEB, gene che si comporta da ‘interruttore’ e che puo’ potenziare l’attivita’ degradativa della cellula.

“Aumentando i livelli di TFEB – spiega Marco Sardiello, primo autore del lavoro pubblicato da ‘Science’ – abbiamo dimostrato che aumenta non solo la produzione di lisosomi, ma anche la degradazione delle sostanze tossiche presenti nelle cellule”.

“Siamo già al lavoro su due fronti paralleli – spiega il direttore del Tigem – da una parte la verifica dei risultati di laboratorio nei modelli animali, dall’altra la ricerca su vasta scala di farmaci in grado di stimolare l’attività di TFEB, in modo che promuovendo l’attività degradativa della cellula si eviti l’accumulo di sostanze tossiche e dunque la morte della cellula stessa con un approccio terapeutico non invasivo”.