Cinghiali radioattivi, allarme cesio a Verbania: da Chernobyl a tavole italiane

Pubblicato il 23 Aprile 2013 - 14:44| Aggiornato il 11 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – I cinghiali radioattivi arrivano sulle tavole degli italiani. Alcuni esemplari contaminati sono stati scoperti a Verbania, dopo i precedenti trovati a Vercelli. Nel loro sangue c’è il cesio 37, una sostanza radioattiva e tossica sprigionata dalle radiazioni del disastro di Chernobyl, scrive Claudio Del Frate sul Corriere della Sera.

Gli esemplari di cinghiali radioattivi sono stati individuati in valle Vigezzo, nella provincia di Verbania, racconta il Corriere della Sera:

“Un mese fa animali che presentavano lo stesso misterioso avvelenamento erano stati scoperti nella vicina provincia di Vercelli. Proprio quella inattesa novità ha indotto alla fine di marzo l’Asl di Verbania ad avviare dei controlli su carcasse di cinghiali morte nel suo territorio di competenza: si trattava di animali o abbattuti da cacciatori o morti in seguito a sempre più frequenti incidenti stradali (il cinghiale è una specie ormai infestante in molte zone dell’arco alpino). Campioni della lingua o dei muscoli sono stati inviati per controlli specifici all’istituto zooprofilattico di Torino e il responso, su otto casi è stato per otto volte sorprendente e positivo: nell’organismo di quei cinghiali è presente cesio 137 in concentrazione lievemente superiore al consentito”.

Il fenomeno si estende nelle valli e le cause non sono ancora state individuate con certezza, ma una delle ipotesi è che la contaminazione possa arrivare da lontano e risalire alla radioattività diffusa dopo l’incidente della centrale nucleare di Chernobyl:

“Quest’ultimo è esemplare abituato a grufolare e scavare nel terreno e forse la contaminazione è arrivata dagli strati meno superficiali delle zone più selvatiche della montagna”.

Una seconda spiegazione potrebbe riguardare i mangimi, scrive Del Frate:

“In provincia di Verbania sono stati sequestrati di recente allevamenti non autorizzati di cinghiali, esemplari che vengono poi liberati a scopo venatorio. Questi ultimi potrebbero essere stati alimentati con mangimi non controllati e proveniente dall’Est Europa. In attesa di individuare la vera provenienza del cesio le autorità sanitarie piemontesi stanno pensando di estendere i controlli sulla radioattività anche su altri prodotti locali che finiscono nella catena alimentare, ad esempio il latte e le verdure. Una decisione sarà adottata nelle prossime ore”.