Pedofili: 8 su 10 sono mariti, padri, zii e fratelli…ma mamme non ci credono

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Marzo 2014 - 14:57 OLTRE 6 MESI FA
Pedofili, 8 su 10 sono mariti, padri, zii e fratelli...ma mamme non ci credono

Pedofili, 8 su 10 sono mariti, padri, zii e fratelli…ma mamme non ci credono

ROMA – Otto pedofili su 10 sono un marito presente o un padre amorevole. O ancora uno zio, un fratello o un amico di famiglia. E il 31% delle madri non riescono a credere che il pedofilo che insidia i bambini sia proprio nella casa. Una casa in cui il 50% dei condannati per pedofilia ritorna dopo la sospensione della pena. Tornando così vicino alle vittime degli abusi.

Caterina Pasolini su Repubblica scrive:

Anna e altre, vittime quotidiane di pedofili, soprattutto di parenti (29%), aggredite da amici di famiglia, conoscenti e vicini di casa (39%). Da persone che avrebbero dovuto accudirle, proteggerle come insegnanti e religiosi (10%). Adulti che, nella metà dei casi, grazie al rito abbreviato e alla legge che lo prevede, hanno avuto condanne miti, due anni di media e soprattutto la pena sospesa. Uno su due fuori dal carcere (51,7%). Liberi di tornare alle loro case, vicino, accanto ai minorenni, agli adolescenti che li hanno denunciati vincendo minacce, paure, pressioni psicologiche e vergogna. E per i piccoli, ricomincia l’inferno. Con l’orco accanto”.

Giuliana Olzai, esperta in statistica, spiega a Repubblica i risultati ottenuti da tre anni di carte spulciate e 180 processi e sentenze del tribunale di Roma:

 

“Molto spesso a chi abusa, se compie atti diversi dallo stupro, viene riconosciuta l’attenuante speciale del caso di minor gravita. Così capita che un padre, un amico di famiglia che ha violato per anni e anni di un bambino o di una ragazzina abbia una condanna più mite di un molestatore di autobus”.

E così gli “orchi”, scrive Repubblica, tornano a casa dalle piccole vittime:

“Hanno media 9 anni quando subiscono la prima violenza, raccontano gli atti processuali, 11,3 quando scatta la denuncia. Ma questa è la media, guardando i singoli casi passano anche dai 5 ai dieci anni prima che la vittima trovi il coraggio di parlare, di denunciare parenti o amici di famiglia. Perché sono i processi a dirlo: il nemico è in casa, non è uno sconosciuto: il 14,3 abusato da genitore, il 14,7 da altro familiare, amico di famiglia 19,7 amico, conoscente 9,3 vicino di casa 10,5, insegnante, bidello, religioso, 10,1. Solo nel 19,7 % dei casi a compiere l’aggressione è uno sconosciuto”.

E se la piccola vittima trova la forza di denunciare gli abusi, spesso si scontra con l’incredulità delle madri:

“Soprattutto se l’aguzzino è un familiare. Il 31% delle madri non crede infatti al racconto di figli o bambine se accusano di violenza il padre o il suo compagno, mentre il piccolo trova fiducia nel 64% dei parenti e nel 90 % degli estranei”.