Il Giornale: “Pressing Ue su Letta, Saccomanni verso l’addio”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Dicembre 2013 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA

giornaleROMA – Rehn critica Palazzo Chigi sul debito. A rischio sostituzione Cancellieri, Bonino e Zanonato.

Scrive Fabrizio Ravoni sul Giornale:

La Commissione euro­pea non molla la presa sull’Ita­lia, fors’anche perché infastidi­ta dall’alzata di scudi del capo dello Stato e del presidente del Consiglio contro Olli Rehn. Co­sì, il portavoce del commissa­rio agli Affari economici spiega che all’appello dei conti pubbli­ci italiani manca lo 0,4% del Pil per la riduzione del debito. E di questo 0,4%non c’è traccia nel­la legge di Stabilità.

Con un particolare, però. Rehn fa anche dire che quello 0,4%che manca all’appello del­la riduzione del debito dovreb­be arrivare nel 2014 dalla spen­ding review . Gli eventuali ri­sparmi della revisione della spe­sa- secondo i sistemi di contabi­lizzazione europei – dovrebbe­ro andare a riduzione del defi­cit, non del debito. Il governo si è impegnato a ridurre il debito dello 0,4%, ma non con la spen­ding review bensì con le priva­tizzazioni. Ma anche queste non sono contabilizzate nella legge di Stabilità; come, peral­tro, non sono contabilizzati i ri­sparmi della spending review . Il Parlamento vorrebbe utilizza­re queste risorse per ridurre il prelievo fiscale, mentre Sacco­manni li vorrebbe accantonare per ridurre il deficit.

Il confronto «in punta di tecni­cismo » tra Commissione Ue e governo nasconde la portata della minaccia politica avanza­ta da Rehn nei giorni scorsi: a febbraio la Ue farà una verifica dei conti italiani 2014. Ed il 1˚ marzo arriva l’esame ufficiale di Eurostat su quelli del 2013. E visto il clima, è assai probabile che i responsi non saranno posi­tivi.

Per evitare che ciò accada, au­mentano le pressioni europee e non solo (Renzi su tutti) affin­ché il governo Letta cambi pas­so soprattutto nel campo della politica economica. Da qui, le voci che vedono Saccomanni in uscita da via XX Settembre. Magari a gennaio, dopo il varo della legge di Stabilità ed in tem­po per evitare un responso ne­gativo della Ue. Ma, soprattutto, dopo il con­gresso del Pd. Se Renzi dovesse tenere fede alle prese di posizio­ne di questi giorni, l’Italia do­vrebbe assumere un atteggia­mento europeo analogo a quel­lo francese e spagnolo (che so­no ampiamente oltre il tetto del deficit del 3%). E addirittura av­viare un negoziato per modifi­care questo tetto che, secondo Renzi, è «anacronistico: il Trat­tato di Maastricht è vecchio di vent’anni;adeguato ad un siste­ma economico che non c’è più».

Saccomanni non è un «uomo per tutte le stagioni»; quindi, non potrebbe essere lui a nego­ziare con Bruxelles nella dire­zione chiesta da Renzi. Per il momento, il ministro dell’Eco­nomia continua a privilegiare la parte internazionale a quella nazionale: oggi sarà a Berlino e lunedì all’Ecofin ed Eurogrup­po per continuare il confronto «in punta di tecnicismi» sui de­cimali di deficit e debito (…)