
Antonio Tajani (Foto Ansa)
E anche questa settimana l’umanità ha fatto del suo meglio per autodistruggersi. Sui nostri smartphone abbiamo letto le più imprevedibili follie: lo smartphone “made in China” di Donald Trump, l’imbarazzo della Juventus nello Studio Ovale della Casa Bianca e persino l’ottima idea di proporre Vladimir Putin come mediatore della guerra tra Iran e Israele. Ma andiamo a vedere la consueta classifica delle cose più folli accadute in settimana.
La top ten dei brividi
Al decimo posto il ladro sorpreso in casa che, nel panico, è stato chiuso a chiave in camera fino all’arrivo dei carabinieri. Almeno si è goduto qualche minuto di relax.
Al nono il governatore della Sicilia, Renato Schifani, che sui social ha pubblicato un post dimenticandosi di eliminare la richiesta a ChatGpt. E così dall’incipit si è capito l’autore algoritmico: “Ecco una proposta per il post su Facebook, in prima persona e con enfasi, adatta a un tono istituzionale ma coinvolgente”.
Ma si sa, presto l’Intelligenza Artificiale sostituirà tutti. Anche i politici. O almeno si spera.
All’ottavo posto il 14enne multato perché sorpreso a dondolarsi su un’altalena. La madre aveva anche implorato i vigili: “Se si rompe, la ripago”. Ma la multa è arrivata lo stesso. Finalmente un po’ di senso civico. Degli agenti, ovviamente.
Al settimo la vicenda dello smartphone “made in USA” di Donald Trump. Smartphone che, da quel che si è capito, in realtà è prodotto in Cina. Ma in fondo, che importa? La verità ormai non interessa più a nessuno.
Poco più su il cane antidroga che ha scovato 50 grammi di hashish nel carcere di Poggioreale. “È l’incubo degli spacciatori”, dicono. Dovremmo mandarlo anche a scovare gli evasori fiscali.
Al quinto lo studente che ha parcheggiato sulle strisce blu senza pagare, lasciando un biglietto ai vigili: “Vi prego, ho la Maturità. Ho girato per 20 minuti!”. Poteva girare cinque minuti in meno, parcheggiare e pagare il ticket.
Un grandino più in alto l’imbarazzo della Juventus nello Studio Ovale, quando Donald Trump ha cominciato a parlare di transgender nello sport femminile e immigrazione. “Ci hanno detto che dovevamo andare e non avevo scelta” ha confessato Timothy Weah. Caro Timothy, dopo queste parole forse è meglio non ritornare negli Stati Uniti nei prossimi tempi. Finire a Guantanamo ormai è diventato davvero facile.
Al terzo posto il nuovo rapporto della Caritas: in Italia, il 23,5% degli assistiti ha un lavoro. Chi lo avrebbe mai detto, con gli stipendi che girano.
Al secondo la fantastica idea di proporre Vladimir Putin come mediatore tra Iran e Israele. D’altronde, per trovare un leader pacifico, forse dovremmo iniziare a guardare fuori dal nostro misero pianeta.
E al primo posto, la profezia del nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Non abbiamo segnali di un imminente attacco di Israele in Iran”. Amen.