Feltri a Grillo: “Te la do io la ricetta contro i giornalisti: abolire l’Ordine”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Giugno 2013 - 11:28 OLTRE 6 MESI FA
Feltri a Grillo: "Te la do io la ricetta contro i giornalisti: abolire l'ordine"

Feltri a Grillo: “Te la do io la ricetta contro i giornalisti: abolire l’ordine” (LaPresse)

MILANO – Vittorio Feltri è un giornalista che guarda con simpatia alle intemerate di Beppe Grillo contro i giornalisti. Così, dalle colonne del Giornale, si sente di dare un consiglio al leader del Movimento 5 Stelle: “Beppe, per colpire i giornalisti abolisci l’Ordine”. Feltri parla dell’Ordine dei giornalisti, istituito da Benito Mussolini nel 1925, una peculiarità italiana, che l’editorialista definisce “un residuo feudale”:

“In questo periodo Beppe Grillo ce l’ha, con esiti nefa­sti per la sua causa, coi gior­nalisti. Lungi da me difendere la categoria. Ho scritto in passato che non sono una casta ma una scuderia di asini, attirandomi appunto parecchi calci dalla ci­tata specie equina. Ora queste pedate le sta assaggiando Gril­lo. Il quale esagera con gli attac­chi personali e si squalifica con gli insulti e con la cacciata delle telecamere dai suoi comizi. Grillo vuoi incornare davve­ro i giornalisti? Te la do io la ri­cetta. Già la conosci, ma te la rin­fresco: concentra i tuoi parla­mentari su un punto che davve­ro toglierebbe alla corporazio­ne di cui mi disonoro di far par­te l’armatura che serve a tutela­re i mediocri e la spada con cui trafiggono coloro che non si in­chinano al conformismo mancino dei padroni dei giornali e delle tivù.

Insomma: fa’ approvare la legge per l’abolizione dell’Ordine dei giornali­sti. Se vuoi fare un torto ai cattivi gior­nalisti e lasciare spazio a quelli bravi, e dunque beneficiare il popolo, elimina questo residuo feudale. Questa sì sa­rebbe una battaglia da rivoluzione li­berale. Trasformerebbe il giornali­smo in una competizione tra i miglio­ri, garantendo a ciascun cittadino per il fatto stesso di essere capace di scrive­re, parlare e persino forse di pensare, la possibilità di esercitare il mestiere più antico del mondo. Che non è quel­lo che tramanda la vulgata, ma è il gior­nalismo (anche se ci sono indubitabili parentele tra le due pratiche commer­ciali, se non altro perché esigerebbero entrambi di battere i marciapiedi).

Sallusti ed io abbiamo assag­giato­ questa attitudine a sostenere la li­bertà di stampa dell’Ordine dei giorna­listi. Personalmente ho rischiato la ra­diazione, Sallusti ancora adesso ha qualche carico pendente. Ad entram­bi – sono certo di parlare anche in no­me di Alessandro- fa più paura la con­grega delle penne di quella delle to­ghe. Queste ultime ti possono sbattere in galera, e non è una bella esperienza. Ma non hanno il potere di metterti il ba­vaglio. L’Ordine sì. […]
Ho letto i brillanti articoli di Pierluigi Battista sui grillini. A causa delle sue critiche abrasive è stato vilipeso, ed è una vergogna. Una notizia fornita tra­mite lui dal Corriere era però sbaglia­ta: ha sostenuto che i grillini non aveva­no depositato proposte normative si­gnificative. Ce n’è invece una grande e grossa: il 10 aprile hanno depositato al Senato un disegno di legge per abolire l’Ordine dei giornalisti.L’hanno firma­ta Crimi e tutti e 54 i senatori M5S. Io credo che qualunque spirito un tanti­no liberale dovrebbe associarsi.
È in calendario? Figuriamoci. Non mi aspetto nulla.

Che sia una gigantesca assurdità tene­re in piedi questa baracca, lo dimostrò a suo tempo Luigi Einaudi, presidente della Repubblica e liberale a tutto ton­do. “L’albo obbligatorio è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero”.

Per difendere la libertà di stampa ba­sta la Costituzione. Per tutelare i citta­dini dalla diffamazione basta la legge. Soprattutto esiste il Grande Inquisito­re, che premia e punisce, ed è la co­scienza dei lettori, alla quale ciascuno di noi quando scrive si rivolge. […] Poi ci saranno sempre bravi e catti­vi giornalisti. Ma non ci sarà nessun Or­gano da Stato Etico dotato di forbice per tagliare la lingua e le dita che batto­no i tasti”.