Teo Teocoli: “Quella volta che Berlusconi ad Arcore…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Maggio 2016 - 04:33 OLTRE 6 MESI FA
Teo Teocoli: "Quella volta che Berlusconi ad Arcore..."

Teo Teocoli: “Quella volta che Berlusconi ad Arcore…” (foto Ansa)

ROMA – Telegattoni, i volti di Teo Teocoli: ”Un giorno diedi del geometra a Berlusconi e lui mi cacciò da Arcore”.

Cresciuto artisticamente tra il clan di Adriano Celentano e il teatro di Enzo Jannacci, Teo Teocoli è il simbolo di una generazione di comici che dal cabaret approdarono in tv negli anni d’oro delle reti del Biscione.

Come scrive La Repubblica, dopo gli inizi con ‘Emilio’ e ‘Vicini di casa’, Teocoli fu uno degli artefici del cult ‘Mai dire gol’, conquistando il grande pubblico con le sue doti di imitatore e creatore di personaggi: da Caccamo a Peo Pericoli, dal ‘sosia’ Celentano fino all’ex ct della nazionale di calcio Cesare Maldini. “Con Cesare eravamo amici davvero, lui si arrabbiò molto quando scoprì che lo imitavo ma alla fine si rassegnò”.

“Vai, vai, Paolino!!!!!”. Impossibile dimenticare l’urlo di Teo Teocoli, parrucca in testa, che imita il grande Cesare Maldini, in una serie di sketch irresistibili, a lungo cavallo di battaglia del suo repertorio. Lo showman ha pianto l’amico di una vita: “Ci volevamo bene”, racconta, mentre manda un abbraccio alla famiglia e “soprattutto a suo figlio Paolino”.

“È una domenica triste per il calcio.- dice- Non vorrei parlare della mia imitazione, che è sempre stata affettuosa: mi piace ricordare soprattutto la nostra amicizia, nonostante la nostra differenza di età… mi voleva bene, ci volevamo bene…ci conoscevamo da oltre cinquant’anni, una di quelle amicizie forti che non avevano bisogno di tante parole. Ci somigliavamo anche”.

Giovanissimo, racconta Teocoli, “andavo allo stadio con lui per convenienza: mi avrà passato più di 300 biglietti per entrare e mi ripeteva sempre ‘La prossima volta te lo compri il biglietto’, e mi sorrideva”.

E ancora, ricorda, “d’estate, andavamo all’idroscalo, il mare di Milano, insieme a prendere il sole e ci ritrovavamo al bar da soli per l’aperitivo. Mi invitava spesso. Affettuosamente, quando parlava gli rispondevo imitando il suo accento triestino, mi diceva ‘queste cose vai a farle al teatrino, non fare il mona’, ‘vai vai vai’, e rideva anche lui…”.