Vincenzo Maisto, l’intervista al Signor Distruggere: ”La mia pagina tra mamme pancine, nazi-vegani e… terrapiattisti”

di Gianluca Pace
Pubblicato il 17 Maggio 2019 - 20:17 OLTRE 6 MESI FA
Vincenzo Maisto, ovvero Il Signor Distruggere

Vincenzo Maisto, ovvero Il Signor Distruggere. La sua pagina Facebook, nata nel 2011, ha quasi raggiunto il traguardo del milione di fan.

ROMA – “Terrapiattisti” d’Italia, nazi-vegani, mamme pancine, sessisti e omofobi vari e di ogni genere dal 2011 hanno un nemico comune: il “Signor Distruggere”. Vincenzo Maisto, questo il vero nome del “Signor Distruggere”, sul suo blog e sulla sua pagina “Facebook” (quasi un milione i fan) con ironia, cinismo e sarcasmo in questi anni è riuscito a scovare i post più grotteschi del Web.

La pagina è nata nel 2011. Una pagina definita da te stesso “ironica, acida e perfida”. Ma com’era la vita prima di diventare il “Signor Distruggere”?

“Mi sono laureato alla triennale in Disegno industriale, un ramo di Architettura e poi mi sono specializzato all’Accademia di Belle Arti in Graphic design. Prima di aprire la pagina lavoravo per un ufficio commerciale di una boutique di Positano. Una boutique che vendeva beni di lusso. Facevo un lavoro di ufficio. All’inizio, ammetto, il blog era semplicemente un hobby”.

Ho letto che il soprannome è nato in aeroporto. Come sono andate le cose?

“E’ vero. Il mio soprannome è nato in aeroporto. L’ho raccontato nel mio primo libro del 2015 (“Distruggere i sogni altrui esponendo la realtà oggettiva”, ndr). Tornato da Barcellona, dove avevo avuto una esperienza lavorativa, in aeroporto incontrai una ragazza che era in procinto di partire per il cammino di Santiago di Compostela e, parlando con lei, le feci un elenco di tutti i motivi razionali per il quale affrontare un viaggio simile equivalesse ad andare a trovare Babbo Natale in Finlandia. E lei mi disse: tu sei Distruggere. Da qui venne il nome del blog”.

Quali sono stati i primi post?

“La pagina esiste dal 2011. La prima rubrica fu ‘Il mio essere choosy’ e trattava del precariato. La rubrica si chiamava così, naturalmente, per la famosa frase di Elsa Fornero che ci definì tutti dei choosy. Questa rubrica fu poi raccolta nel libro pubblicato nel 2015. Successivamente iniziai a pubblicare cose divertenti, cose sui ‘terrapiattisti’ per esempio, di cui mi occupai anni e anni prima delle ‘Iene’ e che diventassero famosi, o sugli estremisti alimentari come i nazi-vegani, per poi svelare al mondo la famosa dottoressa Mereu”.

“Poi – continua – iniziai a parlare anche di quanti venivano sfruttati nel mondo del lavoro, il nome della rubrica era ‘Il lavoro dei sogni’ e poi, nel 2016, una persona mi consigliò i post della pagina Facebook ‘I consigli delle mamme’. Così mi imbattei in pagine che funzionano come dei consultori online dove le signore pongono dei quesiti in maniera anonima. Una, ricordo, per esempio chiedeva: ‘E’ vero che se mio figlio non è battezzata non lo posso far specchiare?’. All’inizio mi sembrava una cosa assurda. Un caso isolato. Ma poi mi segnalarono altri post e allora capii che il fenomeno era molto più vasto”.

I post più belli? “Ce ne sono talmente tanti e vari”.

Il più divertente? “Ricordo quello di una signora nel luglio del 2017 che parlava del suo addio al nubilato. Addio al nubilato durante il quale la signora in questione fu portata dalle amiche in un locale della sua città per festeggiare. Locale dove lei si baciò con uno spogliarellista. Alla fine questa signora scrisse su un gruppo per avere consigli per rintracciare lo spogliarellista per dirgli che tra di loro… non poteva esserci nulla. Lo screen quando lo pubblicai divenne subito virale e io fui contattato anche dallo spogliarellista che mi raccontò che in realtà lui fu perseguitato da questa donna. Lei gli mise anche un bigliettino sul tergicristallo della macchina con scritto: ‘Dimenticami’ con il suo numero di telefono. Lui, lo spogliarellista, mi chiese di recapitare il messaggio: ‘Sono riuscito a dimenticarti. Saluti da Mykonos dove sto con il mio fidanzato’. Questa storia, come tante altre, è raccolta nel libro che è uscito l’anno scorso, ‘Le Pancine D’Amore’, pubblicato con ‘Rizzoli'”.

I commenti più belli ai tuoi post? “Ricordo che c’era una signora che era convinta di essere aiutata dagli angeli. Lei sosteneva che ogni volta che riceveva una chiamata anonima succedeva qualcosa di positivo nella sua vita. Lei era davvero convinta che a chiamarla erano gli angeli. Questi angeli, naturalmente, non parlavano. Facevano solo dei respiri o usavano una voce artefatta e poi attaccavano. Allora una signora, una mia follower, commentò: ‘Date al maniaco il mio numero perché a quanto pare porta bene!'”.

Spesso sulla pagina condividi post deliranti di ‘terrapiattisti’ e simili. In Italia siamo nel Medioevo?

“Guarda, potrei farti un discorso politico per raccontarti come io creda che noi siamo nel Medioevo. Ma credo semplicemente che Internet non è causa della situazione attuale. Credo che Internet abbia semplicemente messo insieme più persone che nella vita reale non avrebbero trovato respiro. E’ un mezzo che ha aiutato una massa di ebeti ad avere un pensiero unico. Centellinati all’interno della collettività sociale reale, questi ebeti non si noterebbero. Questa è la mia teoria. Ci sono, ad esempio, gruppi di ‘terrapiattisti’ molto popolari. Ma in una cena reale tu non troverai mai un ‘terrapiattista’ a tavola. Magari perché in pubblico se ne vergognano e non lo dicono. A me, ammetto, non è mai capitato di incontrare un ‘terrapiattista’ dal vivo. Eppure i loro gruppi sono molto popolari”.

Il Signor Distruggere e... i terrapiattisti

Il Signor Distruggere e… i terrapiattisti

Ti sei molto arrabbiato quando Lorella Cuccarini, ospite di “Otto e Mezzo”, disse: “In Italia sono 10 anni che non si vota”. “Mah. La Cuccarini è una donna molto ignorante. Non è neanche tanto colpa sua perché lei in fondo è semplicemente una donna con i paraocchi. Il problema è chi la invita in una trasmissione di stampo politico. Perché hanno invitato lei e non Cetto La Qualunque? Siamo più o meno agli stessi livelli. Decisi di scriverle una lettera, a cui ovviamente non rispose, per spiegarle alcuni capisaldi della nostra Costituzione. Capisaldi che io, pur non avendo mai studiato diritto, conoscevo”.

“Non è tanto colpa della Cuccarini – mi spiega – ma dei politici populisti che hanno instillato a tutti questa idea che in Italia non si andasse a votare da chissà quanti anni. Feci una ricerca e scoprii che dalla formazione della Repubblica al 2011, al governo di Mario Monti, ci furono una trentina di governi che nel tempo si erano formati così. In Parlamento. E nessuno si era mai posto il problema. Il problema è nato con Silvio Berlusconi, forse ancor prima con Marco Pannella, che affiancò il suo nome a quello della lista e da lì in poi la gente, erroneamente, si è auto convinta che votando la lista avrebbe votato anche il presidente del Consiglio. Questa cosa ha fatto breccia in molti che si sono auto convinti di vivere in una repubblica presidenziale di stampo americana. E non è così”.

E invece cos’è successo con Rita Pavone? “Uhm… Con lei idem. Ma con l’aggravante che lei ha più anni della Cuccarini. Lei poi si è permessa di giudicare esteticamente Greta Thunberg (la definì un personaggio da film horror, ndr). Proprio lei che non ha proprio nessun tipo di titolo per dare giudizi estetici. E’ una donna di settant’anni. Ammetto che prima ancora di conoscere le sue posizioni sospettavo che lei non fosse una Rita Levi Montalcini. Sono partito prevenuto. Siamo generazioni diverse d’altronde. Anche mia madre ha le sue stesse idee”.

E’ vero che ti hanno proposto di entrare in politica? “Mi proposero una lista nel dicembre del 2017. Ma non per il Parlamento. Dissi di no perché non mi interessava” Con Mario Adinolfi? “No, No – ride – Adinolfi è un’altra di quelle liste che fa ridere. Adinolfi si erige a chissà quale leader quando poi non riesce a prendere voti neanche per gestire un condominio. La cosa almeno ci conforta. E’ quella speranza che resta accesa”.

Ti è piaciuto il “Congresso Mondiale delle Famiglie”? “Temevo peggio a dire la verità. In fondo erano cose già sentite e ritrite. Il problema del ‘Congresso delle Famiglie’ non è che ci siano delle persone che sentono l’esigenza di sparare merda ma è la presenza di esponenti del Governo. E’ quello il problema. Per quanto mi riguarda possono anche fare il Congresso di Satana però, se magari ci va il premier Giuseppe Conte, mi inalbero. Se non ci va nessuno del Governo va bene. Possono fare quello che vogliono. La Chiesa di Satana, poi, è anche legalmente riconosciuta”.

Ho visto che sei un grande fan di “Game of Thrones”. Davvero fai il tifo per Cersei? “Sì. Assolutamente. Non faccio spoiler ma mi ha molto deluso l’ultima puntata. Confido nei libri a questo punto perché nella serie si nota un cambio di sceneggiatura. Non c’è più la penna di Martin (George R. R. Martin, l’autore dei libri, ndr) e si nota. Amen. E’ andata così”.

Ogni tanto condividi anche foto di arredi o case particolarmente ridicole. Qual è stata la foto più inquietante che hai trovato in giro?

“Tu non sai quante cose inquietanti non ho potuto neanche pubblicare perché ci sono dei minori di mezzo. In un gruppo dove si parla di allattamento a oltranza, per esempio, c’era la foto di una bambina di otto anni con il seno della mamma in bocca che ancora prendeva il latte. E ovviamente non avrei potuto pubblicarla. Ne parlai, ricordo, a Selvaggia Lucarelli che rimase sconvolta. Molte cose le vedo ma non le posso pubblicare. A volte ho proprio la nausea. Ricevo molte cose in privato e faccio fatica a dire a tutti che io non voglio ricevere queste foto”.

Dubbi esistenziali delle ”mamme pancine”

Ma esistono anche i “mariti pancini”? “L’unica differenza tra moglie e marito è che magari le donne hanno più tempo per stare su ‘Facebook’. Anche loro, i maschi, i signori, d’altronde, non li immagino proprio come degli ‘Alberto Angela’. Spesso e volentieri poi marito e moglie hanno un account di coppia e vai a capire chi dice cosa. C’è chi mi accusa di essere misogino ma io, molto banalmente, pubblico tutto. Sono molto più seguito dalle donne e quindi è più facile parlare delle mamme. Ma ho pubblicato anche screen di uomini”.

“Ma comunque i ‘mariti pancini’ – continua – non credo che esistano. Non mi sono mai arrivati contenuti. I maschi parlano di calcio evidentemente. Poi bisogna dire che non tutti i gruppi delle mamme sono così. Esistono anche gruppi dove appena viene fatta una domanda idiota sono gli stessi moderatori a censurare”.

Non ti è piaciuto lo scherzo delle Iene a Lorenzo Insigne. Nel filmato dello scherzo, in effetti, Insigne a tratti è sembrato molto duro con la moglie.

“Sì, lo scherzo non mi è piaciuto e a mia volta sono stato travolto dalle polemiche anche io. Sono stato travolto dalle polemiche sebbene io avessi sottolineato più volte che fosse la moglie di Insigne la vittima inconsapevole dello scherzo. Almeno ai miei occhi è apparso così. E’ come se le ‘Iene’ avessero voluto fare uno scherzo in un contesto familiare già abbastanza psicologicamente violento. Un contesto dove c’è una donna sottomessa. Condivisi su Twitter un video girato dietro le quinte dello scherzo. Era un video girato poco prima dell’annuncio dello scherzo. E nel filmato si vedeva la moglie, nel locale, completamente terrorizzata. Tremava”.

“Questo – racconta – per far capire il livello psicologico in cui vive questa donna. Aveva paura del marito. C’erano tante persone, c’erano i cameraman, gli inviati delle ‘Iene’, e malgrado questo lei tremava. E capii che la situazione era grave. Condivisi questo video e scrissi qualcosa del tipo: questa vita non avresti dovuto sceglierla. Una cosa genere. Io non volevo colpevolizzare lei. Quella che io considero, in fondo, la vittima della situazione. Ho subito molte critiche per una cosa detta in maniera molto leggera. E così mi sono trovato mio malgrado nella forca del benaltrismo”.

In tanti sicuramente si saranno arrabbiati in questi anni. Si è fatto vivo qualcuno?

“No – mi spiega – nessuno si è fatto vivo. Molti mi hanno perseguitato per qualche giorno sui vari social. Condivisi, per esempio, lo screen di una persona molta famosa nella sua città. Si trattava della moglie di un imprenditore. La moglie di un proprietario di una discoteca molto famosa. Lei sui social scrisse qualcosa come: ‘Che tristezza i ragazzi che pagano alla romana e fanno pagare le ragazze’. Condivisi il post perché lo trovai ingiusto. Lo trovai maschilista. Un 15enne non può lavorare, perché i suoi genitori dovrebbero pagare anche per la sua fidanzatina?”.

“Alla fine – continua –  non lei, ma una sua amica, iniziò a scrivermi minacce varie sotto alcuni post. Scrisse anche sotto alla pubblicità del mio libro. Giri molto l’Italia, scrisse, stai attento. Alla fine decisi di non querelarla. Lasciai cadere perché mi faceva solo pietà. Al ‘Salone del Libro’ del 2016, invece, sarebbe dovuta venire, almeno così scrisse, una signora. Lei faceva dei tatuaggi semi-permanenti, cito testualmente, sulla patata. Io semplicemente condivisi la sua pubblicità. Lei disse che sarebbe venuta a Torino sottolineando che ‘la città è piccola’. Ma non venne. Guappi di cartone”.

Capitolo annunci di lavoro. Ne ho letto uno che non so se definire divertente o… inquietante. Cito: “Cerco signora per pulizia del mio appartamento con possibilità di extra piacevole se scatta intrigo reciproco”. Quali sono stati gli annunci di lavoro più divertenti?

“Torniamo al discorso di prima. Facebook ha sdoganato una ignoranza abissale. Paradossalmente, se cerchi di vendere un cellulare su questi siti, ti controllano ogni dettaglio. Invece su questi annunci di lavoro assurdi non c’è nessun controllo. O almeno così sembra”.

“Ricordo che c’era – continua – l’annuncio di uno che cercava di affittare una stanza a Tiburtina. Stanza che avrebbe voluto affittare esclusivamente a una laureanda in infermieristica. Sai perché? Perché in casa c’era la nonna e quindi… non si sa mai. In fondo dovevi fare la badante alla nonna pagando anche l’affitto della stanza”.

Tu, e non puoi farci niente, corri anche il pericolo di condividere screenshot taroccati. Come fai a difenderti da questo rischio? “Spesso quando mi intervistano invio ai giornalisti gli screen non censurati. In modo che così anche i giornalisti possano controllare. A inizio aprile andai ospite a ‘Rai 1’, la redazione ricevette da me un centinaio di screen tutti senza le censure, per farli verificare e ne mandarono in onda un paio durante la trasmissione di Marco Liorni. Io non sono giornalista. Non devo basarmi sulla deontologia professionale. Sono cose che mi mandano e che sono simpatiche”.

“Se c’è dell’altro – racconta – o se sono boiate a me non interessa. Sarebbe in fondo anche impossibile controllare l’autenticità degli screen fino alla fonte originale. Dovrei chiedere prima alla pagina o al gruppo Facebook di rivelarmi le generalità del mittente. E a che titolo il moderatore dovrebbe dirmi chi ha scritto cosa? Poi anche se fosse dovrei chiedere a chi ha effettivamente scritto se è vero che… ha scritto una boiata. Cosa credi che mi risponderebbe? Non ha senso. Non si possono verificare. La teoria del complotto vuole che queste signore non esitano”.

Esiste una teoria del complotto? “Sì, sì. Teoria che si basa su personaggi che poi sono stati querelati. Lo dimostreranno nelle sedi più opportune se si tratta di complotto o meno. Le querele tanto sono gratis. Nel peggiore dei casi me le archivieranno”.

 

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