Savona, stalking alla dirigente: assolto dipendente licenziato

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Luglio 2016 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Savona, stalking alla dirigente: assolto dipendente licenziato

Savona, stalking alla dirigente: assolto dipendente licenziato (in foto il tribunale di Savona)

SAVONA – Lei era la dirigente che stava seguendo la pratica per il licenziamento. Lui il dipendente che stava per essere allontanato. E che avrebbe fatto pressioni, fino allo stalking, sulla dirigente. Ma ora l’accusa è caduta: M.T., ex dipendente dell’Autorità portuale di Savona, è stato assolto con formula piena. Racconta Il Secolo XIX:

La vicenda risale al 2013. L’uomo era stato sospeso dal lavoro e secondo l’accusa (a seguire le indagini fu il pm Chiara Venturi) molestò la dirigente della Port Authority che aveva atteso fuori dalla sede di lavoro con atteggiamento minaccioso. Nell’udienza del processo di circa un anno fa nei confronti di M.T. fu formalizzata anche l’accusa di violenza privata per aver “pressato” la dirigente per ottenere un incontro chiarificatore.

L’ex dipendente era stato protagonista nell’autunno 2013 di lunghi periodi di assenza per malattia al centro di cause di lavoro. Periodi di aspettativa poi finiti al centro del contenzioso con il capo del personale dell’ente.Il periodo di stalking contestato a M.T., secondo la Procura andava dall’inizio di ottobre del 2013 sino al novembre dello stesso anno. I suoi appostamenti e pedinamenti sotto la sede della Port Authority, con le lettere e i messaggi recapitati nell’ufficio di lei avevano portato il gip a rinchiuderlo per sei mesi nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino.

Un provvedimento che fu contestato dagli avvocati Andrea Rizzo e Mario Sormini. La dirigente nella sua denuncia riferì alla polizia giudiziaria di essere stata costretta a farsi accompagnare da colleghi e colleghe nella sede di via Gramsci per evitare di incrociarlo. Il giudice ha poi disposto ieri la misura di sicurezza della libertà vigilata per due anni e il domicilio in una comunità terapeutica.

“I fatti così come contestati non hanno potuto integrare il reato di atti persecutori nei confronti della dirigente visto che non vi è stata alcuna violenza e neppure minacci” hanno dichiarato i legali dell’ex centralinista.