
Foto Roberto Monaldo / LaPresse
11-06-2014 Commissione di Vigilanza Rai – Audizione CdA Rai
ROMA – Non basta riempire di “superman” un consiglio d’amministrazione per avere un buon consiglio d’amministrazione. Quello del consigliere o dell’amministratore delegato è un mestieraccio che non si improvvisa. L’ultimo esempio è quello della Rai, dove il precedente cda sembra aver commesso più di qualche leggerezza. Come quella di non trasmettere ai pubblici ministeri di Roma le conclusioni dell’indagine interna sulla struttura degli appalti.
E adesso la Commissione di Vigilanza Rai potrebbe accusare di non aver cooperato con la giustizia uno come l’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, membro del precedente cda insieme a Benedetta Tobagi, Antonio Verro, Guglielmo Rositani, Antonio Pilati, Luisa Todini, Rodolfo De Laurentiis, Marco Pinto e Anna Maria Tarantola. Scrive Claudio Marincola sul Messaggero:
La Rai sospese alcuni dirigenti «per condotte disciplinarmente rilevanti» ma non trasmise all’autorità penale le risultanze dell’audit interno. Eppure i fatti sui quali si stava indagando apparivano sin dall’inizio di una certa gravità. Al punto che si decise tout court di abolire la struttura “Appalti” che dipendeva dalla Direzione produzione e accentrare tutte le attività all’interno della Direzione acquisti. La ricostruzione emerge dalla risposta – protocollo riservato – inviata dall’azienda di Viale Mazzini all’interrogazione presentata dal segretario della commissione parlamentare di Vìgilanza Rai, il democrat Michele Anzaldi. Con qualche ora d’anticipo si era dimesso il direttore degli Affari legali, Salvatore Lo Giudice, (figlio di Enzo Lo Giudice, l’avvocato che difese Bettino Craxi).
Le indagini sugli appalti ottenuti dalle società dei David e Danilo Biancifiore scattarono nel settembre del 2013 in conseguenza di una segnalazione anonima. Il servizio audit della Rai accertò anomalie e lo comunicò all’allora presidente Tarantola: costi lievitati per l’acquisto di apparecchiature per il Festival di Sanremo o per altre trasmissioni di punta come Ballarò e per la compravendita di immobili e studi del servizio pubblico. Appalti dietro i quali si celerebbe, a detta degli stessi fratelli Biancifiore, un giro vorticoso di mazzette.
La presidente Tarantola analizzò gli atti dell’indagine – 37 dossier – e ne mise a conoscenza il cda, del quale faceva parte all’epoca anche l’ex magistrato di Mani Pulite, Gherardo Colombo. Il fascicolo passò per competenza al magistrato della Corte dei conti designato a partecipare senza diritto di voto alle riunioni del cda. E lì si fermò. Non fu inviato all’autorità giudiziaria.