ROMA – Cyber bullismo: le aggressioni non arrivano solo dai più noti Facebook e Twitter, ma da nuovi social network e applicazioni come Kik Messanger, Snapchat, Ask.com, Formspring e Voxer. Così i genitori dovrebbero imparare ad usarli, per capire come i loro figli possono essere minacciati e insultati.
Attraverso queste app sono state aggredite Rebecca e Hannah, due adolescenti che si sono suicidate per gli attacchi dei bulli che ricevevano sui loro smartphone. Rebecca, 12 anni, si è gettata nel vuoto poco lontano da casa, in Florida (Usa). Hannah, del Leicesterhire (Gran Bretagna) si è impiccata in bagno di casa, mentre i genitori erano in salotto. Sono solo due delle vittime del cyber bullismo. E non si pensi che sia un fenomeno solo americano o britannico. In Italia, a Bologna, un gruppo di ragazzi ha usato Ask.com per organizzare una rissa ai giardini Margherita.
Sul Corriere.it Marta Serafini prova a spiegare ai genitori di figli adolescenti come proteggerli. Soprattutto ora che togliere loro computer e telefonino, cambiarli di scuola e vietare loro di uscire la sera non basta più.
Innanzitutto i genitori dovrebbero provare ad usare le applicazioni e i social network usati dai figli, per capire come funzionano. Inutile proibire pc e smartphone: molto meglio limitarne l’uso. Stesso discorso per i social network.
I segnali d’allarme sono pochi ma chiari: se il proprio figlio passa troppe ore davanti al computer o al telefono ci potrebbe essere qualcosa che non va. Se poi il proprio figlio si rifiuta di andare a scuola e non vuole più uscire o vedere nessuno, la possibilità che sia vittima del cyber bullismo è alta.
L’esempio è la cosa migliore, suggeriscono gli esperti sentiti da Marta Serafini. Quindi i genitori dovrebbero evitare di stare sempre con lo smartphone in mano o con gli occhi sul laptop.
Riguardo ai pericoli che si possono correre in rete, i genitori dovrebbero scegliere la strada del dialogo con i figli, piuttosto che quella dei divieti. I ragazzi vanno informati sui rischi che si corrono online e soprattutto sulla possibilità che tutti i loro dati mettono in rete finiscano nelle mani sbagliate.
Se si notano aggressioni o stranezze bisogna parlare con gli insegnanti dei propri figli, e in caso denunciare i fatti direttamente alle autorità e ai responsabili dei social network. Se sembra il caso si può chiedere un aiuto da uno psicologo per il ragazzo.