Silvio Berlusconi è un fiume in piena e lasciando Palazzo Chigi, oggi, si è intrattenuto con i giornalisti parlando di vari temi. Primo tra tutti le indiscrezioni e l’analisi fatta sull’Italia dal quotidiano inglese Guardian, derubricata dal Cavalierie come «Una colossale cantonata di un piccolo giornale» che, assieme alle altre accuse mosse da vari organi di stampa estera «non potranno condizionare nella maniera più assoluta il G8».
Dalla stampa estera è passato ad attaccare i giornali nazionali dicendo che i maggiori quotidiani italiani hanno scritto solo cose false, «Sono tutte calunnie – ha sostenuto – dalle minorenni in poi…». E, rivolgendosi ad un giornalista di “La Repubblica” che gli aveva fatto una domanda sulle critiche mosse dalla stampa estera, il premier ha detto: «Mi sembra strano che la domanda provenga da uno che appartiene al suo gruppo editoriale che prima ti buttano addosso delle calunnie e poi se la prendono con te perché queste calunnie fanno male all’Italia. Complimenti».
Berlusconi è anche tornato a sottolineare che il G8 continuerà ad esistere, anche se «allo stesso tempo la formula del G14 continuerà -ha assicurato – perché rappresenta l’80 per cento dell’economia mondiale». Riguardo ai temi da trattare tra i Grandi della terra, il premier ha sottolineato che ci sono «alcuni punti aperti» e ha spiegato: «Il primo è quello del clima, ci sono delle resistenze molto forti sul clima, come ho avuto modo di riscontrare con il premier cinese. Si dovrà cercare una posizione condivisa».
Ad essere ancora aperta, inoltre, è la discussione sulla possibilità di infliggere all’Iran delle sanzioni durante il G8. «Personalmente – ha osservato il Cavaliere – penso che noi continueremo con il dialogo, l’Italia è su questa posizione dando un tempo a questo dialogo e conoscendo bene i rischi che si possono incontrare ove Israele accerti la volontà di un’arma nucleare da parte dell’Iran e allora le conseguenze potrebbero essere nefaste per tutto il mondo».
Infine Berlusconi è intervenuto sul tema del Pakistan e ha sostenuto la necessità di «difendere la democrazia in Pakistan, che ha 60 bombe atomiche».