
ROMA – “Processate Steve Pieczenik, aiutò le Brigate rosse a uccidere Aldo Moro“. Luigi Ciampoli, il procuratore generale di Roma, sostiene che nei confronti dello 007 americano ci siano “gravi indizi circa un suo concorso nell’omicidio“. Pieczenik, ex funzionario del Dipartimento di Stati americano, fu il “superconsulente” del governo italiano durante il sequestro di Moro.
Il Secolo XIX scrive:
“Le presunte responsabilità di Pieczenik vengono messe in luce dal procuratore generale Ciampoli nella richiesta di archiviazione, inoltrata ieri (12 novembre, ndr) al gip del tribunale di Roma, dell’inchiesta sulle rivelazioni dell’ex ispettore di polizia Enrico Rossi che aveva ipotizzato la presenza di agenti dei Servizi, a bordo di una moto Honda, in via Fani, a Roma, quando Moro fu rapito dalle Brigate Rosse.
Il pg ha quindi disposto la trasmissione della richiesta di archiviazione – un documento di cento pagine – al procuratore della Repubblica di Roma «perché proceda nei confronti di Steve Pieczenik in ordine al reato di concorso nell’omicidio di Aldo Moro, commesso in Roma il 9 maggio 1978»”.
Pieczenik era consulente del ministro dell’Interno Francesco Cossiga nel comitato di crisi istituito nel giorno del rapimento di Moro, il 16 marzo 1978 e secondo il procuratore di Roma:
“«sono emersi indizi gravi circa un suo concorso nell’omicidio, fatto apparire, per atti concludenti, integranti ipotesi di istigazione, lo sbocco necessario e ineludibile, per le Br, dell’operazione militare attuata in via Fani, il 16 marzo 1978, ovvero, comunque, di rafforzamento del proposito criminoso, se già maturato dalle stesse Br».
Ciampoli parla anche del colonnello Camillo Guglielmi, già in servizio al Sismi e che era in via Fani quando Moro fu rapito,
“«potrebbe ipotizzarsi» invece il concorso nel rapimento e nell’omicidio degli uomini della scorta, ma nei suoi confronti non si può promuovere l’azione penale perché è morto. Lo sostiene il Pg di Roma Luigi Ciampoli. Guglielmi, secondo quanto raccontato da Rossi, era a capo dei due uomini dei servizi sulla Honda in via Fani. Guglielmi è morto nel gennaio 1992”.
Resta invece irrisolto il mistero della moto Honda:
“L’indagine «meticolosa e approfondita», sviluppata dalla Procura generale di Roma che ha avocato questo fascicolo su cui inizialmente indagava la Procura, deve essere archiviata perché «non c’è certezza alcuna sull’identità dei due personaggi» che, secondo uno scritto anonimo pervenuto a Enrico Rossi, poliziotto all’epoca in attività a Torino, potevano essere legati ai servizi segreti e che avrebbero dovuto supportare e garantire la piena realizzazione della operazione delle Br”.
E Ciampoli ha aggiunto:
“«Premesso che il quadro degli accertamenti acquisito dalla Procura di Roma non era dei più incoraggianti, abbiamo accertato che su quella moto non c’erano “Peppo” e “Peppa”, i due autonomi, che invece sono presenti in altri episodi. Sulla moto non c’era neanche Antonio Fissore (il fotografo, deceduto nel 2012, che l’anonimo indicava come uno degli 007 presenti in via Fani alle dipendenze del colonnello dell’Ufficio sicurezza del Sismi, Camillo Guglielmi). Fissore – ha spiegato il pg – risultava in volo dall’aeroporto da Levaldigi a Varese con rientro a alle 17:15 dello stesso giorno. Quanto allo stesso Guglielmi – ha concluso Ciampoli – abbiamo verificato che non gestiva alcun comando»”.