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Club privé, storia intima di una impresa di successo: 700 mila frequentatori ogni anno in Italia

di Paola Scarsi |17 Aprile 2022 0:37

Club privé, storia intima di una impresa di successo: 700 mila frequentatori ogni anno in Italia

Club privé, in Italia ogni anno circa 700mila persone lo frequentano. Un numero estremamente significativo per un fenomeno esteso, sul quale nessuno ha mai indagato in maniera approfondita.

Ora lo fa un libro: “La mia prima volta in un club privé: 50 coppie raccontano” di Augusto Pistilli, direttore tecnico a Milano di una società di costruzioni. E presidente di ASX-Assosex, unica associazione che riunisce club privé anche a livello europeo. Vanta oltre 400.000 iscritti all’anno. 

L’autore quasi 30 anni fa “scoprì” in Francia la realtà dei club privé che importò in Italia diventando un “imprenditore” e un apripista del settore. Questo è un libro-inchiesta, che esplora un mondo poco conosciuto e ammantato di mistero.

E esplora il mondo dei club privé senza pregiudizi e senza emettere giudizi.

Pistilli ha preferito affidare alle storie di 50 coppie il compito di raccontare motivazioni, titubanze, timori, sentimenti che le hanno accompagnate sino a varcare la porta di un club privé. Nessun indugiare in racconti a luci rosse, luci anzi bandite dal volume per evitare l’effetto “buco della serratura”. L’autore, che di questo mondo è uno dei massimi conoscitori, ci tiene a precisare:

”Insieme alle motivazioni, che sono differenti e talvolta curiose, voglio far comprendere al lettore come questo mondo, che ho contribuito a creare, sia fatto di assoluto rispetto, accoglienza, libertà, divertimento, fantasia, complicità, educazione”.

Augusto Pistilli ha importato dalla Francia i club privé intesi come spazi strutturati, curati, attenti alle regole che devono essere rispettate da gestori e clienti. All’attività di imprenditore ha associato, e reso filosofia di vita, la difesa e l’affermazione della sessualità intesa come gioco consenziente e nel pieno rispetto dell’altro cui ha sempre unito la puntuale attenzione alla parte normativa.

Da dove nasce l’idea di scrivere questo libro?

Da una serie di riflessioni fatte negli anni. La mia straordinaria esperienza nasce dall’incontro casuale con questo mondo avvenuto, come racconto nel libro, grazie a due francesine conosciute a Cannes con un amico; da qui ha poi preso il via tutta la mia attività, iniziata con la Villa di Grottaferrata che a Roma, nel Lazio e molto al di fuori dei confini regionali resta un po’ una pietra miliare del mondo della trasgressione italiano e che tutti ancora ricordano. Diciamo che il successo di Grottaferrata è stato la spinta alla creazione di una rete di locali che potessero offrire situazioni ed emozioni simili.

D – Ma come è passato dalla rete di locali, attività imprenditoriale, alle pagine del libro?

R – Quando, ormai affermato in questo settore, mi capitava di raccontare a nuove coppie o a persone che incontravo per motivi di lavoro che questo non è solo un gioco di sesso ma va ben oltre, e insieme raccontavo episodi divertenti, curiosi e comunque inaspettati, praticamente tutti mi dicevano “ma perché non scrivi un libro?” E così, approfittando del tempo della pandemia, e anche grazie al sostegno di un’amica giornalista che da anni mi diceva di scriverlo, l’ho finalmente realizzato.

D – Per dire cosa? Si limita a fare le descrizioni dei club?

R – Il messaggio che vorrei passasse è che nei club privè tutto è libertà, di fare e di essere: perché tutte le persone sono uguali e libere, e le coppie sono complici. Per questo ritengo prezioso l’intervento della psico-sessuologa Chiara Camerani che in un capitolo del libro interpreta il fenomeno in tutte le sue sfaccettature scrivendo tra l’altro: “È possibile cercare la novità sessuale senza cadere nel tradimento, a patto che entrambi i partner siano d’accordo”; “accettare che il partner abbia fantasie o difficoltà, consente di sostenersi a vicenda, di negoziare i reciproci confini e concedere aree di libertà concordate e non rubate”.

D – Ma al club privé ci si va vestiti come in qualunque altro club o con abbigliamenti particolari?

R – Ecco, giusto: l’abbigliamento. Che può sembrare un piccolo particolare, ma non lo è affatto e segna invece un altro grande spazio di libertà. In quale altro luogo una donna (ma anche un uomo se lo desidera) può vestire in maniera estremamente sexy, indossare abiti o accessori che mai avrebbe pensato neppure di acquistare sentendosi serena e padrona delle proprie scelte, perché nessuno la critica o fa commenti inappropriati?

D – Ma nei privé chi conduce il gioco? Gli uomini, desiderosi di vedere soddisfatte curiosità e fantasie non soddisfacibili in altri luoghi? Le donne? Desiderose di eccedere, uscire dalla routine quotidiana e magari di compiacere le fantasie e curiosità del proprio partner?

R – Un aspetto importante che visto dall’esterno può sembrare strano, è che nei club privè chi “comanda” è la donna: è lei che, all’interno della coppia, decide.

D – Cosa decide?

R – Tutto. Il cosa, il come, il chi.

D – Come si comportano i tesserati quando la incontrano in situazioni differenti, cioè fuori dai privé?

R – Quando in occasioni diverse come cerimonie, convegni, cene di lavoro, ma anche al supermercato mi succede di incontrare delle persone, coppie, singole, singoli che frequentano e che ho già visto in qualche locale io mi presento di nuovo “Piacere, Augusto Pistilli”.

Capita che qualcuno mi dica “Ma come, non ti ricordi che ci siamo già conosciuti?” e anche in questo caso per non creare imbarazzi preferisco restare sul vago. Se poi, cosa che avviene più spesso di quanto non si pensi, qualcuno entra nell’argomento specifico, allora si inizia a parlarne liberamente.

D – E ai gestori della sua rete di privé cosa dice in fatto di privacy?

R – Al contrario, proprio per motivi di privacy, quando ci sono le riunioni tra gestori calco molto sul fatto di evitare assolutamente di salutare per primi con riferimenti espliciti tipo: “Ciao, ci siamo visti al club non ti ricordi?”. Non tutti sono ancora preparati per dichiarare alla luce del sole questo tipo di scelte.

D – Lei hai tre figli: che cosa ha detto loro di questo lavoro?

R – Partendo dal presupposto che tutte le scelte sono state fatte mettendone sempre a conoscenza la mia famiglia, basti pensare che già al secondo sopralluogo per la Villa di Grottaferrata mia moglie era con me. Ai figli da quando erano piccoli abbiamo iniziato a dare messaggi lineari, del tipo “Andiamo in una discoteca per adulti”.

D – Sì, però non erano discoteche.

R – Ovvio. Quando sono cresciuti ho spiegato loro esattamente cosa era un privè, come funzionava, quali erano le molle che lo facevano scegliere: ho sempre parlato loro di sessualità felice, di libertà, condivisione e rispetto, cercando di farli crescere adulti liberi e consapevoli.

D – Ha visto cambiamenti nell’utenza nel corso di quasi tre decenni di attività?

R – Si. Se prima chi frequentava un privé andava soprattutto alla ricerca del piacere e del gioco sessuale, adesso richieste e utenza si sono diversificate. Le SPA sono molto apprezzate, il club non è più locale solo notturno, ma ha aperto le sue attività e offerte a tutto il giorno, con piscine, massaggi, incontri culturali, location a tema, possibilità di chiacchierare, leggere, prendere il sole, ascoltare musica o godere della natura in luoghi sempre più vasti, sicuri e nei quali – insisto su questo punto – rispetto e libertà vanno a braccetto. Questo fa sì che nei nostri locali ci sia posto per tutti: belli, brutti giovani e meno giovani, grassi, magri, perfetti e imperfetti… come chi legge il libro scoprirà.

D – Ingresso libero, aperto a tutti?

R – No. Viene rifiutato solamente chi fa uso di droghe, chi è violento, chi non rispetta gli altri.

D – Si è parlato di uomini e donne. E gli omosessuali? Le lesbiche? Le persone “fluide”?

R – Ognuno è libero di proporsi e di proporre come meglio crede, vivere al meglio la propria identità. A patto, come per tutti, di rispettare gli altri soci. Per essere rispettati bisogna saper rispettare.

D – Nei suoi privé si entra solo se in coppia o si può entrare anche da single?

R – Anche come single. Una delle 50 storie si intitola proprio “Ho iniziato come singolo”.

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