Il 99% dei comuni del Salernitano presentano aree a rischio frane o alluvioni. Era giĆ noto il primato di Salerno come provincia più fragile nella mappa idrogeologica della Campania. Lo testimonia il dossier di Legambiente āEcosistema rischio 2010ā² su elaborazione dei dati del Ministero dellāAmbiente e Unione Province Italiane.
Secondo lo studio, in Campania sono 474 i comuni con aree a rischio, ossia lā86% del totale. Dopo la maglia nera di Salerno (99%), seguono Benevento (96%) e Avellino (88%). Caserta e Napoli, invece, si attestano sulle soglie di 77 e 62%. āI fiumi hanno in generale subito una riduzione delle aree di pertinenza con la realizzazione di interventi che hanno considerato solo il cosiddetto alveo bagnato, senza tener conto delle esigenze del fiumeā, spiega Giancarlo Caiazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania. Cementificazione, coltivazioni in serra e interventi sugli argini sono le cause principali delle esondazioni in corso.
āIl fiume Sarno soffre maggiormente di una condizione di urbanizzazione, il Tanagro di una compressione degli argini in unāarea montana in cui si ĆØ registrata una forte manomissione del territorio, mentre il fiume Sele di unāagricoltura con un notevole numero di impianti serricoliā, continua Caiazzo. Uno dei fattori fondamentali, legati allāurbanizzazione e a questo tipo di coltivazione, ĆØ la crescente impermeabilizzazione del terreno: āLāacqua piovana, ostacolata da asfalto, cemento e dalla plastica delle serre, non si infiltra più ella terra ma viene raccolta nelle reti di drenaggio (canali, torrenti ecc.) e viene convogliata velocemente nel fiume che, arricchito da questa portata dāacqua, esondaā. Un fenomeno che provoca anche un impoverimento delle falde acquifere, che non sono piuā arricchite dallāarrivo nel sottosuolo dellāacqua piovana, provocando il rischio della cosiddetta ingressione salina, ovvero la tendenza dellāacqua del mare a procedere dalla costa verso lāentroterra.