
La demagogia a volte scende proprio in basso e scade nel ridicolo, con l’eccezione di Matteo Renzi, che come sindaco è oggetto di giudizi controversi, ma come demagogo è fuori discussione.
Leggiamo le ultime frasi di un articolo del Sole 24 Ore di venerdì 9 agosto 2013.
Gianni Trovati traccia un quadro tragicomico della situazione in Italia delle tasse locali, tragico perché in autunno ci aspetta una stangata, comico per come si comportano molti comuni:
“A Reggio Emilia, i redditi superiori a 28 mila euro sono distinti in tre scaglioni fra il 7,8 e l’8 per mille, con una differenza quindi dello 0,1 per mille (un euro di imposta ogni 10mila di reddito, per intendersi) fra uno scaglione e l’altro.
“Da Saronno (Varese) a Sanluri (capoluogo del Medio Campidano, in Sardegna) i casi simili sono tanti, e spesso finiscono per offrire più complicazioni ai sostituti d’imposta che sconti effettivi ai contribuenti.
“Per gli sconti, del resto, non è aria, e anche le poche amministrazioni che imboccano questa strada lo fanno più per «dare un segnale» che per ottenere effetti economici reali.
“Il record per l’intervento “simbolico” può essere assegnato a Lucca: per i redditi fra 14 mila e 15 mila euro (quelli inferiori sono esenti), l’aliquota passa dal 6 al 5,9 per mille, e garantisce quindi agli interessati uno sconto da 1,5 euro all’anno: un cappuccino al bar”.
Lucca è nota, con Biella, per essere un simbolo della tirchieria, peggio di Genova. E le righe che precedono sembrano confermarlo.
“A Riccione, il taglio d’aliquota è dell’1 per mille, ma basta a dimezzare la richiesta del Comune. Una scelta simile (passando dal 3 al 2 per mille) fu del resto fatta a Firenze nel 2012, e da allora il suo ricordo torna puntuale in tutti gli interventi pubblici di Matteo Renzi”.