
Sergio Mattarella (foto Ansa)

ROMA โ โMattarella richiama il sostegno pubblico allโeditoriaโ. Questo il titolo dellโarticolo pubblicato da Vincenzo Vita sul Manifesto di venerdรฌ 26 luglio.
Parole laicamente sante quelle del presidente Mattarella, pronunciate durante la cerimonia del Ventaglio, sui temi dellโinformazione. Anzi, su entrambi i versanti che premono sullโinfosfera:i media classici e innanzitutto lโeditoria; gli Over The Top, vale a dire gli oligarchi prepotenti della rete. Sul primo punto il riferimento รจ assai chiaro. Gli editori, sui quali pesa lโonere di far quadrare i conti in unโepoca di grande crisi del settore, hanno il diritto di ricevere concreta attenzione da parte delle istituzioni.
Nella pratica quotidiana sta avvenendo, perรฒ, il contrario: tagli, bavagli, incertezza sul futuro dellโistituto previdenziale, precariato devastante. Permane, con inquietante determinazione, lโamputazione del fondo per il pluralismo e lโinnovazione, che โ salvo ripensamenti nella prossima legge di bilancio- lascerร giร il prossimo anno sul campo morti e feriti. Stiamo parlando di testate locali o nazionali ( tra cui il manifesto e Avvenire), nonchรฉ di un migliaio di giornalisti e tecnici coinvolti.
Ottimo, dunque, il richiamo di Sergio Mattarella, che dovrebbe per lo meno invitare ad una maggiore cautela il sottosegretario con delega Vito Crimi. Proprio lโimpetuoso vortice del capitalismo digitale esigerebbe un surplus di politiche pubbliche, in luogo del curioso populismo liberista oggi in voga. Sul nodo cruciale dellโera dei numeri e degli algoritmi il Presidente ha sferrato un colpo assai netto. I padroni della rete devono rispondere a regole e norme precise, indispensabili per garantire lโautonomia di scelta e di giudizio delle persone: cittadini consapevoli, non corpi di sudditi naviganti. Non solo lโindispensabile reazione alla degenerazione del bullismo e dellโodio in rete. Non solo la lotta contro le fake news o la profilazione dolosa finalizzata a coartare lโopinione pubblica: vedi il caso di Cambridge Analytica, che รจ costato una multa miliardaria a Facebook. Si tratta di immaginare un vero e proprio corpo ordinamentale adatto allโetร digitale.
Lo stesso discorso giuridico รจ tuttora, almeno in gran parte, ancorato ai vincoli e agli stili del lungo periodo analogico. Guai a commettere un errore omologo a quello che negli anni settanta portรฒ alla sottovalutazione del fenomeno della televisione commerciale. Cosรฌ ora sarebbe esiziale continuare a scambiare Internetcon la terra della libertร . Lo era allโinizio, ma lโassenza di un approccio adeguato ha aperto il varco ai conquistatori di oggi, i proprietari dei dati e degli algoritmi.
E colpiti sono innanzitutto gli utenti civili e interessati alla partecipazione civile. Non a caso la senatrice democratica statunitense Elisabeth Warren ha proposto di suddividere la proprietร del colosso di Mark Zuckerberg, divenuto ormai il piรน grande e potente paese del mondo: due miliardi e quasi un altro mezzo di associati e visitatori. Dunque, ci si metta al lavoro, per tutelare lโecosistema e la biodiversitร digitale.
Il Presidente ci ha consegnato, poi, un riferimento prezioso: la sentenza della Corte suprema degli Stati uniti ( il giudice Black nel 1971 intervenne sul caso dei papers sul Vietnam, dichiarando legittime le inchieste, in nome del primo emendamento della Costituzione). Insomma, il โcontropotereโ รจ lโessenza profonda del diritto allโinformazione. Chissร se quella sentenza sarร ricordata pure sulla vicenda โ aldi lร delle differenze- di Julian Assange, su cui incombono estradizione e centโanni di solitudine carceraria, nel silenzio generale. Grazie a Sergio Mattarella. Eโ augurabile che lโautoritร del Quirinale comporti un cambio di passo e di approccio anche in Palazzi contigui.