
ROMA – Pil sale, un vaffa ai terroristi statistici. La crescita c’è, fatevene una ragione. Davvero sono “briciole” di Pil (Il Giornale) quel +0,3% del terzo trimestre che non solo rilancia la crescita ma – per onestà intellettuale va detto – restituisce l’onore al ministro dell’Economia Padoan? Apostrofato come un illuso visionario quando nella nota al Def aveva messo nero su bianco un +0,8% di crescita nel 2016, Padoan ci aveva giusto e aveva giusto nel calcolare gli effetti delle riforme nell’azione di governo.
Non si rassegna Renato Brunetta, il quasi premio Nobel del centrodestra, per il quale “siamo in deflazione e il governo gioca con i conti pubblici: si fa dare un aiutino dall’Istat sulla crescita. Matteo Renzi è alla frutta”. Smentito però anche da Confocommercio che, timidamente deve ammettere il rimbalzo positivo del pil, mentre invita alla cautela sui dati perché, nella legge di bilancio, non ha ottenuto il taglio Irpef sperato.
“Ai primi di agosto e poi con l’intervento sulla nota di aggiornamento al DEF, a fronte dei dati ISTAT sul secondo trimestre a crescita nulla, avevamo avvertito che il dato doveva essere ridimensionato perché nei mesi tra luglio e settembre il forte traino dei servizi, del turismo e le performance sul settore industriale, dell’auto in particolare, avrebbero determinato dati positivi di crescita”, dichiara il senatore del Pd Claudio Moscardelli, della Commissione Finanze e Tesoro.
Dobbiamo disperarci per questo? A proposito di aiutini, dobbiamo allora dire che l’Istat cambia editore di riferimento ogni trimestre visto che insieme ai tanti, forse troppi, centri di elaborazione statistica nazionali ed internazionali, si era impegnato a fustigare le previsioni del governo (ufficiali, contenute nella nota di aggiornamento al Def inviato a Bruxelles, non alla sezione degli amici del centrosinistra), confutandone le cifre, contestandone l’approccio ottimista, negando validità ed efficacia ai provvedimenti per la crescita.
La verità è che le riforme servono e il loro impatto va misurato costantemente (un po’ come i dati sull’occupazione laddove aumenta il numero di chi cerca lavoro, facendo sembrare l’occupazione in calo) ma la statistica non è una guerra combattuta con altri mezzi. Per questo, di fronte ai catastrofisti di mestiere e ai profeti di sventura a cottimo, contro i terroristi dei numeri, va detto chiaro che questa notizia è una buona notizia, un appiglio solido per credere nel consolidamento di una crescita non più anemica.
Il referendum non c’entra, c’è il 4 dicembre mentre i trimestri si susseguono inesorabili e – di grazia – cosa avrebbe dovuto servire il responsabile del governo in carica, il “premier zerovirgola” (sempre Il Giornale), frutta o antipasto?