
AMMAN – Il pilota giordano Moaz al Kaseasbeh arso vivo dall‘Isis in realtà era stato ammazzato il 3 gennaio scorso. Le trattative dei terroristi con Amman per la sua liberazione, insieme a quella del giornalista giapponese Kenji Goto, in cambio della scarcerazione della terrorista irachena Sajida al Rishawi, erano un bluff. E’ quanto sostiene la Giordania. Che, però, sapeva.
Sapeva, probabilmente, che il suo pilota era già morto, e che non c’erano speranze. Forse per questo non ha ceduto alla richiesta di liberare Sajida. E mercoledì mattina, appena la notizia (con il video) dell’atroce esecuzione di al Kaseabeh è stata diffusa, è stata impiccata insieme ad un altro terrorista islamico, Ziad al-Karbouli.
Eppure raramente in passato la Giordania ha eseguito condanne a morte nei confronti di terroristi islamici. Ma Amman vuole tenere una linea dura per evitare uno strappo, considerato che il pilota veniva da una delle tribù più importanti del Paese, che nei giorni scorsi ha rimproverato al governo di non cedere alle trattative. Adesso, forse, si può capire perché.
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