
WASHINGTON – Spie jihadiste tunisine agli ordini della Cia, che avrebbero dovuto nascondere dei segnalatori elettronici (cioè dei microchip) nelle basi dei militanti siriani. Secondo quanto scrive Guido Olimpio sul Corriere della Sera la “pattuglia” tunisina sarebbe stata scoperta dai militanti a Deraa e rischia ora la morte.
Olimpio ricorda alcune circostanze che rendono verosimile la vicenda. Prima di tutto l’annuncio fatto dal presidente americano Barack Obama ai membri del Congresso secondo cui un primo reparto di insorti siriani addestrati dalla Cia in Giordania sarebbero rientrati in Siria.
Che un’operazione di terra non sia del tutto fuori discussione secondo Olimpio lo avrebbe fatto capire il segretario di Stato americano John Kerry. Troppo forte il timore che le armi chimiche finiscano nelle mani degli estremisti.
L’ipotesi di Olimpio è che i servizi segreti di Stati Uniti e Giordania stiano monitorando i guerriglieri di Al Nusra (la formazione ribelle siriana qaedista che ha diffuso la notizia delle presunte spie tunisine) e li infiltrino con volontari nord africani ed europei.
Un altro mistero è quello che ruota attorno al generale ed ex ministro della Difesa siriano Ali Habib Mahmoud. Scrive Olimpio:
Fonti affermano che è scappato in Turchia senza però unirsi agli insorti mentre Damasco nega — «Nessuna fuga, si trova a casa sua» e Ankara afferma di non saperne nulla. Alawita, uomo di prestigio, ha guidato le truppe siriane durante la prima guerra del Golfo, ha allacciato buoni rapporti in Occidente e in Arabia Saudita. Mahmoud, però, ha perso il posto nell’agosto di due anni fa. Una versione parlava di un siluramento perché si era rifiutato di far bombardare la città di Hama. Una scelta che poteva farlo passare per un dissidente, anche se l’Unione Europea e gli Usa lo hanno inserito nella lista nera per il coinvolgimento nella repressione. Persa la poltrona, lo avevano dato per morto, forse a causa di un infarto oppure fucilato. La tv statale, per smentire, lo aveva mostrato in un video.
Più di recente la figura del generale sarebbe stata evocata dal principe Bandar, il capo dei servizi sauditi e grande tessitore di trame, in occasione di un colloquio con Vladimir Putin. Per Riad il generale potrebbe essere la figura adatta a guidare una transizione del potere in quanto darà garanzie agli alawiti (e alle altre minoranze), è riconosciuto come interlocutore da molti paesi e sarebbe accettato da una parte dell’opposizione. Un «abito» confezionato anche per un altro generale, Manaf Tlass, rifugiatosi in Francia nel luglio 2012 e poi rimasto nel limbo.