ROMA – Service Tax al posto dell’Imu. L’unica cosa in cui c’è l’accordo tra governo e maggioranza è la cancellazione dell’acconto Imu entro il 31 agosto. Acconto che al momento è soltanto sospeso. E poi? Di certo non c’è niente, se non la posizione del ministro Fabrizio Saccomanni che giudica la pura e semplice cancellazione dell’Iva la soluzione peggiore.
Poi quindi, toccherà ad una service Tax che, scrive Marco Mobili sul Sole 24 Ore, peserà la metà dell’Imu. Al resto penseranno i Comuni mettendo le mani su aliquote e Tares.
Tutto coerente con due dei 9 punti indicati da Saccomanni per il dopo Imu, rispettivamente l’8 e il 9. Scrive Il Sole:
Una riduzione dell’Imu sulle abitazioni principali da realizzare per mano dei Comuni, l’arrivo della service tax, la deducibilità almeno al 50% dell’Imu dal reddito d’impresa e un “disincentivo” agli immobili sfitti. Non prima però di aver cancellato entro il prossimo 31 agosto l’acconto Imu, fino a quella data soltanto sospeso.
Quella della service Tax non è comnque l’unica ipotesi sul tavolo:
Resta alto ancora il gradimento del Mef e di buona parte della maggioranza per una rimodulazione dell’esenzione Imu in modo selettivo, magari agganciando la franchigia al valore della rendita catastale (la proposta n. 3).
Con la pubblicazione sul sito istituzionale dell’Economia del dossier con le ipotesi di revisione della tassazione sulla casa, ora la parola passa alla cabina di regia, dove maggioranza e Governo si confronteranno per prendere la decisione finale. Ma il tempo stringe. Entro il 31 agosto il Governo dovrà prendere una decisione a partire dalla cancellazione dell’acconto di giugno fino ad oggi soltanto sospeso. Il rischio sarebbe quello di far scattare la clausola di salvaguardia e, dopo tanto parlare, chiamare alla cassa entro il 16 settembre i proprietari di abitazioni principali diverse da case di lusso, immobili signorili, ville e castelli, i soci di cooperative a proprietà indivisa per gli alloggi popolari, i proprietari di terreni agricoli e di beni strumentali agricoli. Per il prossimo consiglio dei ministri, in calendario per il 23 agosto o al massimo per quello prima del 31 agosto, il Governo dovrà recuperare almeno 2,4 miliardi di euro e cancellare definitivamente il 50% dell’Imu 2013.
C’è poi la questione patto di stabilità:
In quella stessa occasione, o comunque subito dopo e alla luce anche di un confronto serrato con gli Enti locali, l’Esecutivo punterebbe ad allentare per almeno 2 miliardi i vincoli del patto di stabilità interno, lasciando ai Comuni la possibilità di ridurre il prelievo Imu per l’abitazione principale e per le pertinenze (garage, box e cantine) fino all’azzeramento dell’imposta anche attraverso – scrive l’Economia nella proposta n. 8 – «la riduzione dell’aliquota di base pari a 0,4%», (oggi i sindaci possono portarla al massimo allo 0,2% e azzerare l’imposta operando solo sulle detrazioni).
Per realizzare questo intervento, l’Economia ipotizza di destinare nuove risorse al fondo di solidarietà comunale individuando opportuni criteri di ripartizione tra gli enti interessati. Le due opzioni guardano ai fabbisogni standard, ormai prossimi alla definizione entro la fine del 2013, e a una possibile compensazione con la distribuzione del gettito Imu sull’abitazione principale relativo all’anno 2012 e calcolato sull’aliquota di base (0,4%).
C’è un’altra possibilità: quella della rimodulazione selettiva della franchigia.
L’altra strada per cancellare già da dicembre prossimo il saldo Imu ad oltre l’80% dei proprietari di abitazioni principali è quello di una rimodulazione selettiva della franchigia. Su questo fronte il documento di Saccomanni presenta più opzioni (si veda Il Sole 24 Ore del 30 luglio), dal reddito del proprietario alla condizione del nucleo familiare misurata con l’Isee fino al valore delle rendite catastali.
Ed è proprio quest’ultima la via che al momento appare più praticabile perché abbinerebbe una maggiore progressività con la semplicità di introduzione. Quattro gli scenari possibili che, nell’ipotesi massima di un’esenzione fino a 618 euro per immobili con rendita fino a 920 euro e con l’aumento della detrazione da 200 a 250 euro per tutti gli altri, porterebbero ad esentare dall’Imu l’88% delle abitazioni principali e a riconoscere un’agevolazione per il restante 12%. Costo dell’operazione: non più di 2,2 miliardi di euro.